Lazio Immobile senza i gol di Ciro

Foto Rosi
di Alberto Abbate
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Venerdì 27 Settembre 2019, 07:30
A voler correggere il Ciro si fallisce il bersaglio. Se, come dice Inzaghi, l’esclusione d’Immobile è una «scelta tecnica», è pure peggio l’intuizione nonché la risposta. Perché, senza di lui, la Lazio non segna. E pure il bomber partenopeo diventa inutile e demotivato in corsa. Nel fare l’analisi dell’ultima sconfitta (in stagione, su sei gare, già la terza), Simone punta tutto sulla mancanza di cattiveria sotto porta: ma come pensava di far gol all’Inter tenendo in panchina l’unica vera punta? I soli successi sono arrivati con una doppietta d’Immobile alla prima giornata e la rete col Parma, un pari grazie a un suo assist a Luis Alberto con la Roma. Per carità, proprio come nel derby, anche Ciro sciupa, ma c’è un limite (vedi Romania e Milano) all’inconcludenza. Correa è tornato una freccia di carta. Caicedo è stato bravo al Meazza, ma non ha mai tirato in porta come a Cluj e prima ancora a Ferrara. Inzaghi lo ha sostituito (non azzeccando il cambio) nella ripresa, ma al suo posto Ciro è entrato nervoso e con una controproducente rabbia. 
L’ESEMPIO
Era giusto e coraggioso dare un esempio disciplinare a tutta la squadra, ma la Lazio può permettersi davvero questa scelta? Per non parlare poi di come la questione è stata gestita. Anche a Immobile non è stata fatta passare come un castigo la panchina, ma come una strategia tattica. Nisciuno è fesso ccà. 
La verità è che c’è il solito problema delle alternative mancanti in panchina. Così devi accontentarti solo di un Tucu di fioretto, mica di spada. Aveva illuso tutti in estate con 14 reti, una dietro l’altra, e quella alla prima giornata. Correa invece rimane croce sotto porta. Semina il panico, ma poi non la mette mai dentro. E pensare che nel finale della scorsa stagione (sopratutto con Milan e Atalanta in Coppa Italia) sembrava essersi sbloccato. Non è un caso che, a fine gara a San Siro, Inzaghi elogia Immobile e Caicedo in conferenza, su Correa non fiata. Stende un velo pietoso sulla sua inconsistenza. L’anno scorso a Firenze gli aveva lanciato una frecciata, così Joaquin s’era dato una scossa. Ora ci ricasca, arriva in area, calcia sei volte (più di chiunque) al Meazza e non mira. È tra i 21 giocatori ad aver tirato almeno 20 volte in Europa, ma è anche fra gli unici 4 ad aver segnato solo 1 gol ancora. Ha sprecato almeno due chance davanti ad Handanovic domenica sera: grave lo scavetto fuori misura, peggio il tiro al lato sull’uscita sbagliata del portiere nella ripresa. A Correa manca lucidità e freddezza, ecco perché ha una misera rete alla sesta gara giocata. In 472 minuti ha calciato in 23 occasioni, 3,8 a partita: vuol dire che fa centro lo 0,26 volte che tira. Contro Spal e Cluj è stato anonimo, è rientrato a pezzi dalla Seleccion e ora (è venuta a mancare l’amata nonna) è pure in lutto. Anzi, è di nuovo Correa a vuoto. 
RIMPIANTI 
Ancora nessun salto. L’Inter vince perché bada al sodo, la Lazio si sbrodola e non acciuffa nemmeno il pareggio. Poi, come al solito, crolla per il dispendio di energie nel secondo tempo. Non pervenuti Luis Alberto e Milinkovic, ma i biancocelesti hanno comunque tirato di più (15 tiri a 10, 3 a 4 in porta) e creato maggiori occasioni (12 a 9). Non si trasformano mai in punti, restano solo i rimpianti. Anche di ciò che sarebbe stato col Ciro giusto fra i pali.
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