Lazio, a Formello c’è già un clima “partitella”: il giallo del 3 contro 3

Lazio, a Formello c’è già un clima “partitella”: il giallo del 3 contro 3
di Alberto Abbate
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Giovedì 14 Maggio 2020, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 12:13

Alza i teloni verdi intorno a Formello per non far scoprire il proprio piano. Ma è evidente, va di fretta, la Lazio. Non ce la fa ad aspettare il 18. Anticipa ancora una volta i tempi nel suo bunker sanificato. Solo pallone ieri in campo, l’allenamento è quasi una partita dopo il trx e un breve riscaldamento. Il programma è lo stesso la mattina per Milinkovic, Silva, Patric, Marusic, Radu e Caicedo, per Ciro e gli altri nel pomeriggio. Le distanze di sicurezza si assottigliano, si va sempre più alla ricerca del contatto. Per carità, i test sierologici e gli altri esami hanno escluso qualunque caso positivo al coronavirus, ma la Lazio sta di nuovo forzando la mano. Proseguirà in ogni caso sino a lunedì la divisione in turni del gruppo, ma Inzaghi in mascherina (aiutato da Fonte e Grigioni) fa già le prove di un richiamo tattico: mini match tre contro tre, tiri sulla traversa e ribattute al volo. Leiva segue ancora i compagni con lo sguardo, non vede l’ora di riunirsi e fare anche lui tutto.
I MEDICI
I medici confermano che sarà pronto per l’eventuale ripresa (fissata la data del 13 giugno) del campionato. Atteso anche il lungo degente Lulic nei prossimi giorni nel centro sportivo, Vavro sta proseguendo il suo percorso riabilitativo. Tutti gli altri sono al settimo cielo, Milinkovic gira e scherza con la sua bicicletta elettrica addirittura dentro lo spogliatoio, il clima resta positivo. Anche se il Governo continua a inserire nuovi ostacoli sull’effettivo ritorno al calcio giocato. La Figc è costretta ad accogliere tutti i paletti fissati per ripartire dal Comitato tecnico scientifico,ma i medici del settore si ribellano.
ATTACCO
Non si riesce proprio a seguire il modello tedesco, a isolare solo ogni nuovo contagiato. Così ci va giù pesante, il responsabile sanitariodella Lazio, Ivo Pulcini, a Radio Radio: «È veramente ridicolo dal mio punto di vista. Perché se io a casa ho uno positivo e lo metto in isolamento, faccio il tampone e so con certezza che in quel momentononèinfetto.Poifaccio i test immunologici e so che non cisono gliICGM. Mi devi considerare ammalato quando sono sano? Ma siamo matti? Chi lo stabilisce questo?». Secondo il nuovo protocollo revisionato, sarà lui a doversi assumere la responsabilità (anche penale) qualora qualcosa non dovesse andare per il verso giusto: «Io sarei pronto a prendermi pure quella di non mandare in quarantena tutta la squadra, invece per principio dovranno andarci tutti. In Germania va in isolamento soltanto la persona trovata positiva o addirittura col dubbio di positività. Viene messa da parte e fa un percorso per quindici giorni. Ma gli altri che devono fare? Chi ha deciso, sa quali sono i compiti di un medico?».

Eppure, al momento,o così oppure si dice addio al campionato. E al sogno di un altro scudetto, oggi vent’anni dopo. 

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