Lazio, attacco totale: i numeri della potenza d'urto

Lazio, attacco totale: i numeri della potenza d'urto
di Emiliano Bernardini
3 Minuti di Lettura
Martedì 4 Febbraio 2020, 07:30
La Lazio va all’attacco. Della Champions, chiaro. Ma piano piano si sta facendo largo una pazza idea: lo Scudetto. Per ora resta un sogno ma domani chissà. Lotito ad inizio anno aveva fissato il premio in caso di tricolore: 800 mila euro a testa. La squadra di Inzaghi è maturata, è più cinica e soprattutto gioca un calcio bello da vedere. Un calcio propositivo, all’attacco. Appunto. Uno scatto di mentalità. I biancocelesti non mollano mai. Ma soprattutto segnano tanto e subiscono poco. Secondo posto nella classica dei gol fatti: 52 reti fatti. Appena 7 in meno della sorprendente Atalanta. La Lazio è cresciuta e ha fatto il salto di qualità grazie alla solidità dello spogliatoio. Un gruppo nato e plasmato nei 4 anni della gestione Inzaghi. La differenza sta proprio nell’aver lavorato su uno zoccolo duro e aver costruito anno dopo anno mettendo sempre il giusto tassello: Acerbi, Lazzari solo per citarne un paio.
PASSAGGI CORTI E CROSS
Il 3-5-2 di Simone ha una propensione a sviluppare le azioni d’attacco dalla parte sinistra. Anche se l’arrivo di Lazzari sulla destra sta spostando il baricentro. Dalla parte di Lulic nasce il 38% delle azioni, da quella opposta il 33% per vie centrali il 29%. Gli esterni come fonte principale di gioco. Anche se poi i tiri arrivano tutti per vie centrali: 65%. Da sinistra il 23% mentre da destra solo il 12%. Da quel lato Lazzari è più portato a crossare che a tirare. Azioni manovrate che portano i biancocelesti ad avere una presenza costante nell’area avversaria. Basti pensare che il 63% dei tiri arriva da dentro l’area, il 5% da quella piccola, e solo il 32% delle volte la Lazio calcia da fuori. La Lazio ha un gioco scintillante. Rapidità d’esecuzione e qualità. Grazie anche all’abilità dei suoi palleggiatori. Da Luis Alberto a Milinkovic passando per Leiva e Caicedo. Senza dimenticare Acerbi. Non è un caso che Inzaghi voglia che l’azione parta da dietro. Il 26% delle volte il gol è nato proprio dai piedi di un difensore. Il 45% delle volte invece da situazioni iniziate a centrocampo mentre il 29% da palle rubate dagli attaccanti stessi. Giocarla sempre, buttarla mai il diktat di Simone. I biancocelesti hanno una media di 430 passaggi corti a partita, 54 lanci lunghi, 2 palle filtranti e 19 cross ogni 90 minuti giocati. La Lazio è una macchina nata per attaccare. Dei 42 gol totali, 29 sono arrivati su azione, 6 da contropiede, 6 sullo sviluppo di calcio piazzato, 10 da calcio di rigore e uno grazie ad un autogol. 
TUTTI IN GOL
Immobile è il re indiscusso. I 25 gol in campionato ne sono la dimostrazione. Non solo in Italia ma anche in Europa dove guida la classifica della Scarpa d’Oro. Ma la corte biancoceleste è piena di piccoli principi. In totale sono 16 i giocatori andati in gol, che diventano 11 se si guarda alla sola Serie A. Insomma segnano tutti e in tutti i reparti. Restando al campionato, 5 centri sono arrivati dalla difesa (Acerbi 2, Luiz Felipe, Radu e Bastos 1), 7 dal centrocampo (Milinkovic e Luis Alberto 3, Marusic 1), 39 i gol degli attaccanti. Togliendo i 25 di Ciro c’è il primo segnato domenica da Adekanye, i 7 di Caicedo e i 6 di Correa. A proposito dell’argentino buone notizie dall’infermeria: il polpaccio sta bene e potrebbe essere in panchina già a Parma. A questo punto come cantano i tifosi «Che ce frega de Giroud...».
© RIPRODUZIONE RISERVATA