Lazio, Sarri si presenta: «Qui per giocare bene e competere. Il primo anno sarà di costruzione»

La prima conferenza stampa di Sarri alla Lazio
di Daniele Magliocchetti
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Venerdì 9 Luglio 2021, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 10:19

Senza filtri, senza banalità e una sincerità contagiosa. Semplicemente Maurizio Sarri. E la Lazio a uno così non era proprio abituata. Risponde su tutto, dalle questioni più semplici come la tattica o i ruoli dei giocatori, alla sua filosofia, quella del divertimento estremo, al confronto con Mou, ma pure e soprattutto a vicende più delicate e scottanti come i casi del momento di Luis Alberto e Peruzzi, ma anche Correa, ammettendo che non ha alcuna preclusione sull'argentino, tutt'altro, a patto che «abbia cambiato idea dal voler andare via».

Non ha lanciato bombe, ma concetti precisi e chiari, su quello che vuole portare alla Lazio, la sua voglia di cambiamento. La sua rivoluzione in senso totale. «Ho scelto la Lazio perché credo sia la squadra adatta a me per quello che voglio fare e realizzare. E poi perché ci sono persone adatte a me che vogliono crescere e fare diventare questa squadra ancora più forte e competitiva». Non si risparmia sulla storia del club, citando una leggenda come Maestrelli: «Ho una certa età e potrei raccontare mille aneddoti sulla Lazio, ma se devo citare una persona che mi è rimasta nel cuore e mi ha sempre colpito e ho ammirato, dico Tommaso Maestrelli». Meglio di così non poteva cominciare.

Mou e filosofia

Inevitabili le domande e i paragoni con Mourinho, presentato proprio ieri in Campidoglio, ma per Sarri, Josè non un nemico anzi: «Grande dualismo con Mourinho, sinceramente non riesco a vederlo, a me è sempre stato simpatico, non sento questo dualismo come fare voi anzi non c'è per me.

Lui, ha vinto più di me ha un pedigree più elevato del sottoscritto. Poi, ovviamente, nel derby faremo di tutto per vincere e prevalere, ma questo credo sia la normalità».

Rispetto al portoghese che ha citato Marco Aurelio, Maurizio vola più basso e si limita a raccontare quello che ha detto e che vuole dalla squadra: «Non ho da fare citazioni, ho detto ai ragazzi che voglio un grande spirito di sacrificio in settimana per divertirci la domenica, avendo padronanza della partita e dominio della gara. Questo è quello che vorrei vedere. Credo ci sia la possibilità di fare grandi cose, ma ci vuole lavoro e voglia, tanto dell'uno e dell'altra. Punto a divertirmi a vorrei facesse lo stesso anche la squadra, in modo tale che poi anche l'intero ambiente si diverta.

Poi una parentesi sull'idea di gioco: «La mia filosofia e il mio credo calcistico è noto, sono qui per fare in modo che la Lazio, che ha fatto bene in questi anni, mantenga la qualità e diventi fortemente competitiva. Quanto tempo? E' imponderabile, di solito il primo anno è di costruzione, per mettere le fondamenta, ma questo non vuole dire che non saremo di alto livello».

Idea e modulo

Riguardo all'assetto tattico, il Comandante ci tiene a fare delle precisazioni: «Da anni dicono che sono un integralista prima del 4-3-1-2 poi del 4-3-3, ma io vado dietro alle caratteristiche dei giocatori che non voglio stravolgere. L'idea di base è andare sul 4-3-3, ma devo vedere come siamo combinati con gli attaccanti esterni. I centrocampisti? Lucas ha caratteristiche da incontrista, Sergej (Milinkovic ndr) ha una qualità incredibile ma la sua stazza fisica gli permette di spadroneggiare anche in fase difensiva. Se credo a Felipe Anderson? Se non ci credevo, non lo facevo prendere. Anni fa lo vedevo con la Lazio e a me sembrava un giocatore stratosferico, uno di quelli destinati a Barcellona e roba del genere, poi non ha avuto continuità e io vorrei lavorare con lui per cercare di migliorarlo da quel punto di vista, quando arriverà ci parlerò e capirò».

Anche su Correa nessuna preclusione: «Può fare l'attaccante esterno senza problemi, a me piace come giocatore, anche se mi è stato detto che vorrebbe cambiare aria. Se torna dalla Copa America e non ha più questa idea, allora va benissimo, ma bisogna vedere». Sulla difesa a tre nessuna chance: «Ecco sul non fare la difesa a tre sono un integralista. Ho tentato una volta a Empoli, ma poi dopo un po' vedevo che la difesa si trasformava a cinque e mi annoiavo perché a me piace andare a prendere l'avversario lì davanti, più in alto. Sono fatto così e così ragionerà anche la Lazio». Sui difensori in rosa si lavora: «Ho parlato con Lazzari e mi ha detto che ha una grande voglia di imparare a giocare a quattro, poi con quella gamba e accelerazione può fare tuto. Stessa cosa anche Marusic, Hysaj sa bene che tipo di calcio propongo».

I casi e il mercato

Non si tira indietro su Luis Alberto, tendendogli la mano: «È un giocatore che a me piace tanto, è un costruttore e sa fare bene anche la fase difensiva, ma lui non si è presentato al raduno ed è diventato un problema societario, dal punto di vista morale sto aspettando che arrivi e parli con me e coi compagni, se ci convince il problema morale svanisce e poi chiederà scusa. La pena di morte non c'è, ho litigato con tanti giocatori, ma poi una volta arrivato il chiarimento tutto è andato a posto. Può anche essere che siamo d'accordo con quello che lui sostiene, ma serve un atteggiamento costruttivo. Peruzzi? Con Angelo ho parlato cinque giorni fa, gli ho detto che appena si rimete in sesto (ha subìto un intervento al ginocchio e non sta bene), lo aspetto a braccia aperte, ho bisogno di gente come lui».Sarri non ha nascosto la voglia di avere 24 giocatori, su cui lavorare e cominciare il suo progetto, ma alcuni di questi sono di troppo, come le punte centrali: «Ce ne sono tre, io ne voglio due, vediamo come va il mercato e quello che succede». Il riferimento è a uno tra Muriqi e Caicedo, sono arrivati interessi su entrambi i giocatori.

Lotito ed Europa League

Non poteva mancare una battuta su Lotito, soprattutto dopo aver lavorato con gente come De Laurentiis e Abramovich: «Diciamo che con i presidenti ho avuto il mio bel da fare, ma Lotito mi ha dato impressioni positive. Uno scontro, beh speriamo di no, è grosso e ci rimetto, farei fatica a contenerlo». Una battuta che strappa un sorriso a tutti. Avendo conquistato l'Euriopa League con il Chelsea, inevitabile una domanda sulla voglia di primeggiare in Europa, ma anche qui Maurizio non fa sconti: «Dipende che tipo di rosa hai, è un torneo difficile, giochi il giovedì sera trasferte più lunghe e difficoltà di recupero sono non indifferenti. Serve la rosa, fatta bene, al Chelsea c'era una rosa infinita. da una partita all'altra ne cambiavi 7-8 e la qualità restava alta, la stanchezza non è solo quella fisica, stanchezza mentale da parte di tutti, che poi si trasmette. Il mio pensiero è preferisco scoppiare a marzo che fare figure di merda più avanti». Abbastanza semplice da capire. Ci sarà da divertirsi.

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