Lazio, Cataldi con la fascia di Nesta
e Giordano: il futuro è suo

Lazio, Cataldi con la fascia di Nesta e Giordano: il futuro è suo
di Emiliano Bernardini
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Mercoledì 11 Marzo 2015, 05:38 - Ultimo aggiornamento: 10:51
ROMA Battiamo le mani ai veri laziali è il coro che spesso si sente riecheggiare in curva nord. Lunedì è risuonato ancora più forte all'ottantesimo.



Il minuto dell'investitura ufficiale. Mauri esce, la fascia passa sul braccio di Radu, che è il vice designato. Ma il difensore laziale non ha nessuna esitazione: si avvicina a Cataldi e gli cinge il braccio con quel lembo di stoffa. L'aquila sul petto e la fascia di capitano. Forse nemmeno nei suoi sogni di bambino Danilo si era spinto tanto in là. Un principetto (bianco) azzurro che i tifosi già vedono come il prossimo re di Roma. E non solo loro perché nello spogliatoio laziale tutti lo hanno capito e il gesto di Radu non è stato affatto casuale. Nonostante i suoi vent'anni portati così, Danilo ha la testa sulle spalle: «Inizialmente non la volevo, ci sono tanti campioni prima di me. Sono rimasto sorpreso, Stefan ha insistito. Se non l'avessi presa mi avrebbe menato».



PREDESTINATO

Eppure non era la prima volta che con i gradi di comando guidava una truppa della Lazio. D'accordo si trattava della Primavera, ma quella squadra si è laureata campione d'Italia nel 2013 grazie ad una sua doppietta. Una data che si è tatuato sulla pelle. L'esordio con i grandi contro il Napoli, poi una corsa senza freni fino ad arrivare lì dove solo le aquile possono osare. Da Tomba di Nerone a Formello, con la sempre presente mamma Patrizia a scortarlo. Orgoglio di papà Francesco che non si perde una partita. La lazialità ce l'ha scolpita nell'animo, non c'è giorno che su facebook non scriva una serie di pensieri che sembrano uscire dalla tastiera di un tifoso. Romano, laziale e capitano. Non accadeva dai tempi di un certo Alessandro Nesta. Danilo aveva appena 7 anni quando il suo idolo alzava al cielo lo scudetto. Non poteva esserci un momento migliore per promuoverlo. La Lazio vola, Danilo si fa portatore dell'insegna dell'aquila. Eccolo quel tassello che per tanto tempo è mancato. Un condottiero che guidasse il suo popolo e ne difendesse i colori. «Se avessi solo un gol a disposizione vorrei segnare sotto la Nord al derby. Sarebbe il coronamento della stagione» azzarda Cataldi, spavaldo e fiero d'indossare quella maglia che per lui è come una seconda pelle.



EREDITÀ PESANTE

L'inizio di una favola ma anche una eredità pesantissima da raccogliere. Eh già perché alla Lazio negli ultimi anni è mancato proprio un capitano tifoso. Senza nulla togliere ai vari Mauri, Rocchi, Favalli, Pin, Wilson o Piola ma il vanto di un comandante nato all'ombra del Colosseo è un qualcosa di ineguagliabile. La romanità laziale è poligama, non c'è un giocatore romano che valga per tutti, sono tutti diversi. Di Canio nel recentissimo passato è stato un simbolo con quel dito puntato sotto la sud romanista, ma la fascia l'ha indossata poche volte complice un rapporto complicato con la dirigenza. Sfogliando l'album delle figurine ecco Alessandro Nesta. Lui la Lazio l'ha fatta salire in cima al mondo: uno scudetto, due coppe Italia, una supercoppa italiana, una europea e una coppa delle coppe. Il capitano più titolato della storia laziale. Poi c'è Piscedda, che entra nella storia con un cross fondamentale negli anni del -9. Prima di lui Bruno Giordano, trasteverino di nascita e tifoso doc.



Nel 1984 torna da un terribile infortunio e salva la Lazio di Chinaglia dalla B. Anni prima la macchia del calcioscommesse ne sporcò l'immagine. Nell'elenco troviamo anche Vincenzo D'Amico (romano d'adozione), il golden boy che ha amato solo il biancoceleste. «La prima volta che ho infilato la fascia al braccio contro il Catanzaro sapevo di dover dare qualcosa in più del solito». Le immagini virano al bianco e nero. Fulvio Bernardini che ha rubato a Danilo lo scettro di capitano più giovane: lo divenne a 18 anni. Fuffo divide in due la città, laziali e romanisti se lo contendono da sempre.



Ai più risulta sconosciuto ma Fernando Saraceni passò l'intera carriera, dal 1907 al 1923, con la Lazio sul petto e la fascia al braccio. Il primo capitano in assoluto è stato Giuseppe Fioranti. Il domani però appartiene tutto a Cataldi perché parafrasando Battisti questo è il tempo di vincere con lui.