Lazio, quando il Sergente impone la sua legge

Lazio, quando il Sergente impone la sua legge
di Daniele Magliocchetti
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Lunedì 25 Gennaio 2021, 07:30

La dura legge del Sergente. Quando decide di giocare e di vincere la partita non ce n’è per nessuno. Così è, così è stato anche col Sassuolo. Ancora una volta Milinkovic Savic sale in cattedra e spinge la Lazio verso il quarto successo consecutivo in campionato, il quinto in totale includendo la Coppa Italia. E in queste cinque gare, il serbo non è mai mancato, è stato l’autentico protagonista. Il vero trascinatore. Tecnica e strapotere fisico al servizio della squadra. Rispetto alle passate stagioni, però, sembra avere qualcosa in più nel carattere, nella spinta e nella responsabilità delle giocate e del suo stare in campo in aiuto dei compagni. Quando serve la potenza ecco che assiste Leiva lì in mezzo, correndo e rubando pure palloni. Ancora più devastante forte quando bisogna usare fantasia e qualità, a maggior ragione senza Luis Alberto. Senza lo spagnolo, la Lazio soffre nel possesso palla e nel far girare il pallone, si sa, ma Sergej è stato bravo anche sotto questo aspetto. Non solo potenza, ma avere la responsabilità di tenere palla e rischiare pure qualche giocata e tocco in più. 
RE DEGLI ASSIST
La prima volta col Parma in coppa Italia non è stato semplice, ma è servita quella partita, probabilmente, per prendere le misure ed emergere col Sassuolo anche dal quel punto di vista. Nella gara di ieri ha macinato chilometri su chilometri come spesso gli capita, ma ha anche alternato tocchi di classe sopraffina con assist e magie. Qualche volta fa arrabbiare Inzaghi e qualche compagno perché rischia troppo, ma poi risolve tutto col fisico. Quasi la presenza di Luis Alberto lo blocchi, anche se in realtà i due quando giocano insieme hanno una sintonia fuori dal comune. E non è tanto un caso che il Sergente quest’anno abbia fatto meglio del compagno sugli assist, considerato che ne ha effettuati sette, mentre Luis è rimasto a secco. 
TESTA D’ORO 
Il tocco di classe però non è tanto nei piedi quanto nei colpi di testa.

Un bomber di razza vero. Già perché, quello realizzato ieri dal serbo è il decimo gol di testa da quando è alla Lazio. Nessun centrocampista in Europa è riuscito a fare meglio dal 2015, anche perché di solito le incornate le fanno i centravanti d’area di rigore, non chi costruisce il gioco e cerca di dare una mano in ogni zona del campo. Dopo sei stagioni alla Lazio, si direbbe che questa sia quella della definitiva consacrazione per davvero, anche grazie alla Champions League. Milinkovic, anche grazie all’aiuto e al lavoro di Inzaghi, è diventato a tutti gli effetti un tuttocampista. E giocatori come lui in giro, di questo livello, non ce ne sono. I famosi 120 milioni di euro, oramai rischiano di essere anche troppo pochi, soprattutto se continua ad essere così determinante. 

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