Roma, Fonseca guadagna punti: in classifica, con la società e con la squadra

Fonseca e Mayoral (foto Gino Mancini)
di Ugo Trani
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Lunedì 25 Gennaio 2021, 07:30

Il weekend riqualifica Fonseca e ancor di più la Roma. I Friedkin non dimenticano quanto hanno visto contro la Lazio e lo Spezia (in Coppa Italia), ma lo scatto dei giallorossi alla fine del girone d’andata, più con il cuore di Pellegrini che con altro (tattica, tecnica, etc), tranquillizza la nuova proprietà che può concentrarsi sul futuro senza dover prendere di petto il presente. Di sicuro si riabilita l’allenatore, agli occhi di chi governa il club e della piazza. Anche dello spogliatoio. E non solo perché è rimasto in zona Champions, obiettivo principale per il bilancio. Il portoghese ha preso punti in classifica, con la società e con la squadra.

SALTO IN ALTO
La Roma è tornata al 3° posto. E da sola, posizione occupata fino al derby. I ko del Milan e del Napoli, da sommare al pari dell’Inter, hanno spinto i giallorossi di nuovo sul podio, avvicinandoli al vertice (-6). Fonseca ha guadagnato punti su Pioli (3), Conte (2) e Gattuso (3). In scia restano comunque la Juventus (-1) e l’Atalanta (-1): sono rivali accreditate nella corsa Champions (i campioni d’Italia devono recuperare pure la partita casalinga contro il Napoli). Il successo contro lo Spezia all’ultimo respiro, dopo le figuracce recenti, vale insomma più di quanto si possa pensare. Soprattutto per l’allenatore. Quei 2 punti sintetizzano proprio il passo avanti del portoghese rispetto al campionato passato, quando dopo 19 partite arrivò a quota 35. E i punti in più sarebbero addirittura 3 se non ci fosse stata la gaffe del Bentegodi: con la lista di gara sbagliata e lo 0-0 diventato 3-0 a tavolino per il Verona (a giorni, però, si pronuncerà il Collegio di Garanzia del Coni sul ricorso del club giallorosso). Il miglioramento, dunque, c’è stato da una stagione all’altra. Pure nel piazzamento: dal 5° al 3° posto e quindi in zona Champions. A pesare le 11 vittorie con le avversarie meno quotate: 33 punti su 37 contro le formazioni dal 10° posto in giù.

SOTTO OSSERVAZIONE
Fonseca ha dato una risposta inequivocabile ai Friedkin e a Pinto.

In piena emergenza (10 assenti), è riuscito a vincere comunque il match, l’unica cosa che conta. E lo ha fatto escludendo Dzeko che si è ribellato e lo ha offeso davanti alla squadra dopo la partita di Coppa Italia. Se la nuova proprietà ha avuto qualche dubbio sulla capacità di gestione del gruppo, adesso sembra essere meno perplessa. La fiducia c’è, come si è visto dall’acquisto di El Shaarawy alla vigilia dell’ultimo match : il tecnico ha sempre dato la priorità all’attaccante in questa sessione invernale di mercato. Ma non è illimitata. Il lavoro dell’allenatore rimane sotto esame: gli errori dei singoli sono evidenti almeno quanto gli allenamenti blandi a Trigoria. I 41 gol segnati (3° attacco del torneo) non cancellano i 32 subiti (29, se si toglie la sconfitta a tavolino, ma anche senza quel 3-0, la difesa è da squadra di metà classifica). Il saldo della differenza reti (+9) è il peggiore tra le big. E nettamente. Dato da non trascurare perché conterà sul traguardo, in caso di parità negli scontri diretti (in svantaggio, con ko pesantissimi, proprio con le inseguitrici, insieme con la Juve, più accreditate: l’Atalanta, il Napoli e la Lazio).

QUESTIONE DI RISPETTO
Dzeko in castigo: la punizione è il segnale che ha convinto il gruppo. Fuori il leader, avanti l’altro: Pellegrini, nonostante il fastidio muscolare, ha trascinato i compagni. E dimostrato di prendere le parti solo della Roma: nè dell’amico nè del tecnico. Fonseca, dal canto suo, ha fatto capire ai giocatori che lui non guarda in faccia nessuno quando deve scegliere. E ha preso atto del comportamento della società che gli ha garantito la completa autonomia. Ci tiene ad averla e Pinto, sapendolo permaloso, ha suggerito ai Friedkin di lasciargliela. L’allenatore ha avuto coraggio. Ha rischiato e saltato l’ostacolo. Ce ne saranno altri da qui alla fine della stagione. Ma, intanto, la proprietà prende tempo: non c’è fretta di cambiare.

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