Roma, l'Opa di Friedkin in dirittura d'arrivo: ecco perché ai soci conviene aderire

Dan e Ryan Friedkin (foto Gino Mancini)
di Rosario Dimito
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Martedì 3 Novembre 2020, 09:30

Pressing di Dan Friedkin sui soci-tifosi della Roma ad aderire all’opa entro la scadenza di venerdì prossimo in modo da consentire il delisting, cioè l’uscita delle azioni dalle contrattazioni di Borsa. Le adesioni, però vanno a rilento e c’è una motivazione: quasi tutti coloro che detengono il 13,4% dei titoli costituenti il cosiddetto flottante, hanno acquistato a valori più alti e quindi consegnandoli all’opa al prezzo di 0,1165 euro, ci rimetterebbero. Ecco perchè la scorsa settimana, ha aderito solo l’1,1% e il limite per poter chiedere l’uscita da piazza Affari è il 90%.


ECCO I CALCOLI
Il magnate californiano che il 6 agosto ha acquistato la maggioranza del club per 63 milioni, in un avviso a pagamento sul Messaggero, ha rivolto l’invito a favorire il delisting per «aiutare l’As Roma ad accelerare il rafforzamento: il delisting consente di risparmiare risorse da impiegare per la società». E comunque nel documento di offerta viene sottolineato «non è escluso che si verifichi una scarsità del flottante tale da non assicurare il regolare andamento delle negoziazioni delle azioni ordinarie dell’Emittente, con conseguente possibile sospensione e/o revoca dalla quotazione» secondo quanto prevede il regolamento di Borsa Italiana. 
Qualche numero rende meglio la prospettiva per i tifosi che potrebbero considerare l’opportunità di vendere le azioni a Friedkin, pur rimettendoci parte dell’investimento: sarebbe un ennesimo gesto di fiducia verso il club. Il 30 dicembre 2019 il titolo della Magica valeva 0,68 euro: chi ha acquistato le azioni a questo valore, e dovesse aderire all’opa avrebbe una perdita dell’84%. Era il periodo del primo accordo di esclusiva fra James Pallotta e Friedkin. Poi è intervenuta la pandemia con il lockdown che ha bloccato tutta Italia, anche il negoziato fra i due americani. Che si è riaperto a metà giugno, insieme alla fine del tutti-a-casa. E naturalmente anche le aspettative dei tifosi hanno ripreso quota, fantasticando una vendita ancora più conveniente per tutti. Di qui la salita del titolo che il 4 agosto ha raggiunto 0,56 euro, ripiegando due giorni dopo a 0,53 euro: era questo il giorno della firma del passaggio della società giallorossa al magnate ribattezzato mister Toyota essendo venditore della casa giapponese. E infatti quando sono stati resi noti i termini dell’operazione con l’opa a 0,1165 euro, il giorno dopo - venerdì 7 agosto - le azioni sono crollate del 72,6% a 0,40 euro. Poi alla riapertura dei mercato lunedì 10, un altro scrollone con il club giallorosso che ha perso il 60% a 0,27 euro. E allora?
Non è prevedibile un rialzo significativo di valore da ingolosire gli azionisti a mantenere in portafoglio i titoli.

Anche perché l’alea, cioè il rischio di investire in un club calcistico è altissimo. In Italia ce ne sono tre sul mercato (Lazio, Roma, Juventus), in Europa sei (Manchester United, Celtics, Ranger, Borussia, Aiax e Lione). L’andamento delle quotazioni è ballerino e dipende dall’esito delle partite in campionato o in Coppa. Quindi la speculazione è sempre in agguato per approfittarne sulle spalle dei piccoli risparmiatori. In più le poste di bilancio di società di calcio relativamente alla valorizzazione dei calciatori potrebbero non trovare riscontro con i prezzi di acquisto/cessione. In conclusione, se il flottante dovesse restare superiore al 10%, la Roma resterebbe quotata ma va considerato che il varo del nuovo aumento di capitale da 150 milioni che sottoscriverà Friedkin, andrà a diluire ancora di più il valore delle azioni in portafoglio dei piccoli soci e a quel punto potrebbe essere tardi per un ripensamento. Meglio consegnare i titoli entro venerdì 6: «Pochi, maledetti e subito», dal titolo del film con William Pagano.

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