SVOLTA BUONA
Pallotta ha intanto deciso di chiamarsi fuori. Lo ha chiarito nella auto-intervista al sito del club. In prima persona si sta dedicando alla cessione della Roma. Ha provocato Friedkin, con l’intenzione di ottenere il rilancio del possibile erede al trono, vicinissimo a chiudere a febbraio. L’attuale presidente ha rallentato l’operazione, senza cogliere al volo la chance, e ha detto no ultimamente all’offerta al ribasso di Friedkin. Che resta interessato alla società e che rimane in vantaggio avendo ultimato la due diligence. Pallotta, però, parla anche con altri investitori. Ancora americani. Almeno un paio di soggetti. Vuole occuparsi in proprio della vendita, pure se a Londra c’è chi lo aiuta. Guardando, non si mai, verso Oriente. La situazione debitoria spaventa: superiore ai 300 milioni. In più è stato sfruttato il Decreto Liquidità, 6 milioni di prestito a tasso vantaggioso, per pagare gli stipendi dei dipendenti. L’obiettivo del presidente è di lasciare entro l’inizio della nuova stagione. Eppure, proprio per non abbassare il valore, fa sapere di non aver fretta. Senza la qualificazione in Champions (si può conquistare anche vincendo l’Europa League), andranno via anche i giocatori più quotati. Sarebbe problematico confermare Dzeko e tenersi stretto Zaniolo. Anche perché la quotazione di mercato dei partenti annunciati, Under e Kluivert, cala di partita in partita.
VUOTO DI POTERE
Oggi la Roma è Fonseca. Anche perché il presidente qui non c’è e, sospeso il ds Petrachi, lascia che a comandare sia il ceo Fienga, più volte a colloquio con il tecnico nelle ultime ore. Il consulente Baldini detta la linea da Londra, il vicepresidente Baldissoni si limita ad occuparsi del nuovo stadio. Non c’è unità, ma dispersione. L’allenatore, alla prima stagione in Italia, non ha la forza di gestire da solo la crisi del gruppo. L’anno scoro il portoghese è stato la quarta scelta, battuto De Zerbi nel ballottaggio, dopo i no di Sarri, Conte, Gasperini e Mihajlovic. Ma vive in apnea pure la società che nessuno tratta da big. Nè in Italia, basta vedere il Cagliari che non ha rispettato l’impegno sul bonus da 900 mila euro per Olsen, nè all’estero. Lo United, al momento, ha solo concesso di trattenere Smalling fino alla conclusione del campionato. Non c’è accordo nè per utilizzarlo in Europa League nè per il riscatto.
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