Alfredo Trentalange è stato subito di parola. In meno di un mese ha già messo in atto due dei punti del programma che l’ha portato a spodestare Marcello Nicchi dal suo trono. Arbitri che parlano dopo le partite (il giorno dopo...) e spazio alle donne. Se l’apparizione di Orsato in diretta tv a Novantesimo Minuto qualche problema l’ha creato (a dimostrazione che i tempi per dialogare con gli arbitri forse non sono del tutto pronti), la nomina del nuovo segretario dell’Aia ha suscitato ampi consensi (per non dire applausi).
La nuova figura apicale dell’associazione arbitrale è la romana Silvia Moro che cambia, sedendosi accanto a Katia Senesi, il volto del Comitato Nazionale, da sempre votato al maschile. Ora Alfredo Trentalange dovrà dedicarsi anche a mettere un po’ d’ordine (lui che viene dal settore tecnico arbitrale) all’aspetto tecnico del mondo arbitrale, perché in queste ultime settimane si è assistito (purtroppo) ad un utilizzo del Var poco convincente. Che ci sia la volontà di usarlo poc, sembra ormai difficile da negare, ma che venga addirittura silenziato (da alcuni arbitri forse?) risulta difficile da capire.
Quello che è accaduto sabato sera allo Stadium di Torino, è infatti un segnale preoccupante in questo senso.
Anche in Udinese:sassuolo il Var sarebbe potuto/dovuto intervenire per un’entarata a piedi uniti (come si diceva una volta) su Locatelli, che era da punire con il rosso. Il debuttante Maggioni invece vede male tutto, ma non lo aiuta il Var Manganiello. Peccato, perché lo stesso Orsato (che sarà rappresentate degli arbitri in attività, segnale che potrebbe far pensare una deroga a fine stagione) aveva detto che il Var è una benedizione per gli arbitri. Ma se il protocollo, l’ormai famigerato protocollo, diventa un paravento per giustificare questi errori, la benedizione va a farsi... benedire.