Klose diventa sempre più un mistero: ieri il mal di schiena, oggi corre a Formello

Si rialza e cammina, anzi addirittura corre (a parte), Klose. Aveva annunciato alla società un viaggio di 24/48 a Monaco per le cure dal professor Wohlfahrt, ma stamattina – come per magia – il mal di panzer era molto meno forte. Sorpresa a Formello: riscaldamento in palestra, poi Miro prova addirittura gli allunghi sulla fascia, all'indomani del forfait contro il Varese. Così il dottor Salvatori giustifica il recupero lampo: “Il ragazzo voleva rimanere insieme al gruppo, poi abbiamo deciso di non mandarlo neppure in panchina. Klose è qui con noi, non è partito per la Germania. Domani speriamo di rivederlo in campo per l’allenamento, valuteremo se metterlo a disposizione del mister. L’atleta soffre di una lombalgia avvertita durante la rifinitura, durante la nottata si è aggravata e non è stato possibile schierarlo”. Buone notizie invece dalla mattinata per Cataldi: finalmente il centrocampista torna in gruppo, provando a mettersi alle spalle l'ultimo stiramento.



CANDREVA OUT

Non è ancora possibile stabilire invece tempi precisi per Candreva: “Il giocatore ha svolto un controllo nella giornata di ieri, nella prossima settimana faremo un altro controllo per capire gli eventuali miglioramenti. In sette giorni non possiamo stabilire granché, bisogna rimanere cauti, non possiamo ancora sbilanciarci”. Era stato sostituito per una “scelta tecnica” a Verona, ma aveva pure avvertito un dolore alla coscia sinistra. Aveva messo la borsa del ghiaccio, ma Antonio non pensava certo d'essersi fatto così male. Ieri mattina esami in Paideia per un problema muscolare al flessore. Non si sbilanciava ieri pomeriggio in tribuna, fra un autografo e un altro. Gli accertamenti della mattina avevano però certificato uno stiramento vicino al primo grado. I tifosi sono già in ansia per il derby dell'11 gennaio, ma Candreva punta a tornare con l'Inter il 21 dicembre oppure subito dopo la sosta natalizia, quando magari avrà smaltito le critiche piovutegli addosso, dopo il Chievo. E' sembrata una “punizione”, quel cambio di Pioli al sessantunesimo. Perché Antonio forse deve urlare di meno e trascinare di più: si sente leader, ma non può esserlo solo a parolacce.