È il Sarri day: «A Napoli percorso finito, ma ho sempre rispettato tutti. Tuta o abito? Basta non mi lascino nudo»

Maurizio Sarri
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Giovedì 20 Giugno 2019, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 16:36

«Sono contento di essere qui oggi. Sono ovviamente a vostra disposizione per domande e curiosità». Comincia così l'avventura alla Juventus di Maurizio Sarri, che oggi si presenta alla stampa in conferenza, rigorosamente in giacca e cravatta, in perfetto stile bianconero. Sarri che, come spiega il ds Fabio Paratici nella breve introduzione, «ha firmato un contratto triennale fino a giugno 2022». 

La chiusura con il Napoli. «Bisogna avere le idee chiare sul percorso. A Napoli ho dato tutto me stesso ma nell'ultimo mese ho un dubbio tra l'affetto e la sensazione che si sia chiuso un percorso. Nel dubbio mi aiutano loro annunciando Ancelotti, ma probabilmente per colpa mia, perché avevano fiutato la mia indecisione. Ho preferito scegliere l'estero per non passare dal Napoli a un'altra società italiana. Penso di aver rispettato tutti nel corso della mia carriera».
 



Il primo contatto con la Juve. «Una sensazione forte. In una carriera lunga come la mia non ho mai visto una società così determinata a prendere un allenatore, La Juventus è la società più importante d'Italia e per me è il coronamento di una carriera lunghissima».

La serie A. «Sono contento del fermento che sto vedendo in Serie A. E' un anno stimolante per gli allenatori, ci sono i presupposti per creare qualcosa di interessante e colmare il gap con la Premier League, ma sarà un percorso lungo».

Il modulo. «Bisogna avere le idee chiare su 2 o 3 giocatori che ci possono far fare la differenza e poi metterli nelle condizioni per farli esprimere al massimo. Il modulo sarà una conseguenza».

Le emozioni. «Se avessi avuto tutte le emozioni che mi avete attribuito voi sarei morto d'infarto venti anni fa. E' chiaro che mi dà piacere essere qui ma il mio percorso è stato lunghissimo e fatto di piccoli passi. E' un ulteriore passo in avanti, l'emozione c'è ma non è quella di un allenatore che è arrivato alla Juve direttamente dai dilettanti».

Cristiano Ronaldo. «Un'escalation anche questa. Già al Chelsea ho avuto grandissimi giocatori, ma qui si va ancora più in alto. Ha già battuti tantissimi record, mi piacerebbe aiutarlo a batterne qualche altro».

La Champions. «La Champions è un sogno da perseguire con determinazione feroce, con la convinzione che è obiettivo con un coefficiente di difficoltà mostruoso».

I conflitti passati con la Juve. «Ho vissuto tre anni in cui mi svegliavo la mattina e il mio primo pensiero era sconfiggere la Juventus. Il mio dovere morale e professionale era dare tutto per batterli. Ho dato il 110 per cento ma non ci siamo riusciti, ma rifarei tutto e darei sempre tutto per riuscirci. Tutto quello che ho fatto era finalizzato a battere la Juve, poi posso averlo fatto con i modi sbagliati».

Lo scetticismo. «E' sempre stato così. All'Empoli. Quando arrivo al Napoli dall'Empoli e quando arrivo al Chelsea dal Napoli. Io conosco un solo modo per togliere lo scetticismo dalla testa della gente: vincere e convincere. Ci proverò anche qui, dove è giusto che magari ci siano un po' di questi sentimenti visto che per tre anni sono stato un avversario».

Dybala e Ronaldo. «Penso che quando hai quelle qualità puoi giocare in qualsiasi ruolo, magari con peculiarità diverse. Divertirsi in campo non è un obiettivo antitetico alla ricerca della vittoria».

La tuta. «Nelle occasioni ufficiali so che devo indossare la giacca e la cravatta mentre nelle occasioni di campo mi piacerebbe stare più comodo, ma sarà oggetto di confronto con la società. L'importante è che a questa età non decidano di mandarmi nudo».

A Napoli da ex. «Quando uscivo dal campo e mi applaudivano sapevo che era una manifestazione di amore. E se mi fischieranno so che anche quella sarà una manifestazione di amore».

Il viaggio da Ronaldo. «Ne parlerò con Fabio nel pomeriggio. Gli avevo chiesto di parlare con due o tre giocatori per condividere alcune cose. Voglio cominciare a capire cosa pensano di se stessi e delle proprie caratteristiche i singoli giocatori, a cominciare da quelli che possono incidere di più sui risultati».

Giocatori chiave. «Quelli che possono cambiare la storia sono i giocatori offensivi e poi abbiamo bisogno di altri che diano equilibrio. Bisogna partire da Ronaldo, Dybala, Douglas Costa che è un potenziale top player ancora non esploso con continuità».

Higuain. «E' un ragazzo a cui voglio molto bene. Penso che dipenda da lui il futuro qui. Ma qui c'è una serie di dirigenti che segue questi ragazzi da anni e li conosce meglio di me e su di loro dovrò essere io ad ascoltare la società».

Il mercato. «A me non piace fare i nomi. Io voglio trasmettere a Fabio le caratteristiche che mi servono e poi mi fido della sua competenza, lui conosce molti più giocatori di me e mi aggiorna sempre su tutto».

Allegri. «Lascia un'eredità pesantissima. La sua Juve aveva una straordinaria capacità di vincere le partite anche quando andava sotto. Una cosa che a me è riuscita poco. Dipende anche dal gioco che fai: se abitui la squadra a gestire il possesso palla, ci può stare dello smarrimento quando te lo tolgono. Ma la Juve di Allegri era una squadra difficilissima da affrontare. Anche quando sentivi che la stavi mettendo sotto, avevi sempre in mente che tanto poi alla fine vincevano loro».

Sarrismo. «Non lo so cos'è il sarrismo. Ho letto sulla Treccani che è una filosofia calcistica e non solo. Ma io non applico alcuna filosofia, io sono questo e basta».

De Laurentiis. «Non ho sentito il presidente, ma Aurelio lo ringrazierò sempre perché mi ha dato la possibilità
di allenare la squadra che allenavo da bambino. Mi hanno chiamato dei giocatori ma non vi dirò mai chi».

Bernardeschi. «E' un giocatore che mi piace. Ha una grandissima qualità: la coordinazione. Gli manca un pizzico di continuità. E' nel momento della sua carriera in cui deve specializzarsi».

Il dito medio. «Non era rivolto ai tifosi della Juventus ma a una ventina di stupidi.
Ho fatto un gesto censurabile nei confronti di 15 o 20 stupidi che mi hanno sputato e mi hanno detto “terrone di merda”, non li considero i tifosi della Juventus. Fu un eccesso di reazione».

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