Italia, Jorginho: «Ho studiato da Pirlo e Xavi. A Euro 2020 voglio provare le stesse emozioni della Champions»

Jorginho
di Ugo Trani
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Domenica 13 Giugno 2021, 15:21 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 14:07

Il 29 maggio è diventato campione d'Europa. Con il Chesea ha vinto la Champions. Adesso, con la Nazionale, punta al bis, in poco più di 40 giorni. Jorginho, leader e regista dell'Italia, pensa in grande. «E' stato veramente molto bello il successo di Porto. E' difficile trovare parole per descriverlo. Per capire, bisogna vivere quei momenti. Sono venuto in Nazionale ancora con più fame di vincere: vorrei sentire quelle emozioni in azzurro. Questo gruppo somiglia al Chelsea: è meraviglioso, ha voglia di dimostrare. Gli esperti come i giovani: tutti vogliamo raggiungere qualcosa di importante. ai più esperti ai più giovani. Tutti hanno voglia di fare qualcosa di importante. Non conta chi va in campo perché tutti hanno le caratteristiche per giocare in questa filosofia di calcio, più importante di chi gioca è la filosofia: vogliamo la palla, trovare gli spazi, andare avanti». 

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Già mercoledì, con la vittoria si conquistano gli ottavi. Il centrocampista, però, frena: «Dobbiamo stare attenti. Abbiamo guardato la partita: la Svizzera è un'ottima squadra: sa giocare, è organizzata e ha lo stesso tecnico da anni. Ha giocatori esperti». Ma al tempo stesso si tiene streltto l'entusiasmo di queste ore: «Vincere è bello, è giusto essere felici per i successi. E' una competizione difficile, non ho visto niente di eccessivo sulle celebrazioni della prima vittoria. La Nazionale non perderà mai l'umiltà e la fame di vincere. non ci vedo niente di male a festeggiare. Lavoriamo tanto per quello. La gioia e subito il lavoro: raggiunto il tuo obiettivo, sa che la prossima gara, però, è sempre più difficile. E lo sarà sempre di più quando vai avanti in un torneo».

 

PUNTO DI RIFERIMENTO

Jorginho parla in campo, i compagni lo ascoltano. «Parlo molto, è vero. Cerco di aiutare tutti. Ci sono tanti grandi giocatori e di forte personalità. Dommiamo essere tutti disponibili. Da me a Chiellini, Bonucci, Insigne, VerrattiImmobileDonnarumma.

Tutti possiamo aggiungere e aiutare, il gruppo è di qualità e rappresenta bene l'Italia. Io cerco di mettere gli altri nella condizione di attaccare. Non faccio mai giocate banali». Dal Brasile all'Italia, il regista racconmta il suo percorso: «Da piccolo guardavo Ronaldo, Ronaldinho, Kakà. A 13 anni ho incontrato un allenatore che mi ha messo più dietro, davanti alla difesa. Così ho iniziato a studiare Pirlo e Xavi. Campioni. Sono loro i miei modelli. Guardandoli giocare mi sono ispirato a loro: sul mio ruolo devo dire loro come modelli. Ringraziero zsempre i miei allenatori: Il merito è di tutti quelli che ho incontrato. Dalla Berretti, quando sono arrivato in Italia, poi in C2 con Valigi, poi Mandorlini, poi al Napoli con Benitez e con Sarri e con lui anche al Chelsea con lui. Ho sempre cercato di imparare da tutti loro». 

Si trova alla grande con gli altri titolari del centrocampo di Mancini: «Barella somiglia a Kantè come caratteristiche. Hanno potenza fisica, corrono per tuttie coprono tanto il campo. Mi danno una grossa mano quando c'è da recuperare palloni. Spero di rivare presto Verratti al mio fianco. Ormai ci conosciamo bene. Può dare tanto all'Italia. Ha carattere e qualità»

FULL IMMERSION PERICOLOSA

Proprio lo stop di Verratti, appena uscito dalla convalescenza, lo spinge a spiegare come vivono ogni stagione i giocatori: «Sono tantissime le partite, una dietro l'altra. Non riesci nemmeno ad allenarti con tante gare ravvicinate. Recuperi e giochi: tanti infortuni arrivano da quello. La situazione è da affontare, chi gestisce il calcio dovrebbe darci una mano». E il dramma vissuto da Erisken e dalla danimarca potrebbe anche entrare nello stesso discorso: «Ho sentito molto auanto successo ieri: in quel momento pensavo ai compagni, ai tifosi, a sua moglie che stava lì. A nome di tutti noi, faccio un grande in bocca al lupo a Eriksen, alla sua famiglia. Gli dico di essere forte. Non si parla mai il lavoro di chi sta dietro le quinte, ma in questa vicenda è stato forndamentale. Quanto la passione dei tifosi».

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