Italia-Svizzera, la guida è Jorginho l'uomo "Mondiale"

Italia-Svizzera, la guida è Jorginho l'uomo "Mondiale"
di Alessandro Angeloni
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Giovedì 11 Novembre 2021, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 10:09

Quel 13 novembre 2017, il ct Gian Piero Ventura lo manda in campo quasi a sorpresa. Giorgio, al secolo Jorginho, era un esordiente azzurro o poco più (era la sua prima volta in gara di qualificazione, mentre l’esordio risaliva all’amichevole con la Spagna nel marzo del 2016) e ha provato a prendere per mano quella malinconica nazionale. Ma niente, quella sera, contro la Svezia, anche Giorgio è stato colpito e affondato nella mediocrità generale: ha dovuto affrontare la sua prima grande delusione da azzurro. Era nel posto sbagliato al momento sbagliato. «Ho visto Buffon piangere», disse dopo quella sera. In tanti hanno pianto, fosse l’unico: l’Italia, quella sera, a San Siro ha perso la qualificazione Mondiale (e la faccia), non accadeva da sessanta anni. 

«CUORE GRATO»

Un paese intero ha rigettato maglia e giocatori, in Russia l’Italia non c’era.

Tremendo. Lui però non si è mai pentito di aver scelto l’Italia e non la Seleçao: «Nel 2016 la federcalcio brasiliana ha provato a convincermi a scegliere il Brasile ma alla fine ho scelto l’Italia, altrimenti sarei stato un ingrato».

LA SVOLTA

La pesante notte di San Siro ha portato consiglio: squadra nuova (Roberto Mancini al comando), vita nuova, calciatori giovani e freschi (Jorginho uno dei leader e nemmeno troppo silenzioso. Ha vinto l’Europeo da protagonista e ora aspetta il Mondiale in Qatar, dopo essersi tolto soddisfazioni luccicanti anche con il Chelsea. Il Mondiale è il Mondiale, non è paragonabile nemmeno alla Champions vinta nella scorsa stagione con la maglia dei blues. Quattro anni dopo si ripete la scena: l’Italia si gioca la qualificazione, stavolta all’Olimpico, in una partita che profuma di finale, come nel 2017. C’è la Svizzera, già strapazzata durante l’Europeo e sempre nello stadio romano: stavolta c’è da evitare l’incubo play-off, mentre quello di San Siro lo era. La paura di fallire c’è sempre, specie per uno come lui che all’andata ha pure sbagliato un rigore (cosa insolita per altro), che avrebbe tolto qualche buca sulla strada per la qualificazione in Qatar. Vincere al Saint Jacob’s Park lo scorso settembre avrebbe tolto qualche tensione alla sfida di domani.

Di quella sventurata notte di San Siro, domani vedremo anche Bonucci, Bernardeschi (subentrato al 31’ st al posto di Candreva), Donnarumma e Insigne (che restarono in panchina), in più c’erano Chiellini e Immobile che invece non saranno disponibili stavolta. «Vincere il Mondiale in Qatar? Non sarebbe male - ride - Di sicuro Champions ed Europeo non sono da buttare ma il Mondiale è qualcosa che va al di là di tutto, è il top. Non posso lamentarmi ma c’è sempre spazio per qualche altro trofeo. Se l’Italia ci arriverà non sarà la favorita, ma dopo quello che ha fatto all’Europeo non passerà inosservata». Non è passato inosservato nemmeno l’italo brasiliano, che ha sperato e spera ancora nel Pallone d’Oro. «Cerco di non crearmi troppe aspettative ma sarei ipocrita nel dire che non ci penso, perché è impossibile. Se succederà, sarà una grande cosa, altrimenti non mi lamenterò. Resto con i piedi per terra e mi concentro su altro, e poi ho comunque ricevuto il premio di miglior giocatore dalla Uefa. Non spetta a me dire se il Pallone d’Oro arriverà o meno ma credo che dimostrerebbe che oggi vengono presi in considerazione anche altri tipi di giocatori e la loro importanza. Sarebbe una sorta di incentivo, è come se dicessero: “guardiamo tutto, non solo il numero di gol”», le sue parole a Globo Esporte. 

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