Conta sino a 39 e, sulla punizione di Verratti, ci mette la massima precisione. Ecco a voi Matteo Pessina, laureando in Economia aziendale, la matematica non è un’opinione: terzo gol (col San Marino due) in sette apparizioni azzurre. Da escluso a convocato nei 26 (al posto di Sensi) last minute, lo studente segna alla prima da titolare all’Europeo contro il Galles. Come campioni del calibro di Riva, Inzaghi e Conte. Proprio come il Mancio, che vince anche questa scommessa in Nazionale e all’uscita da standing ovation gli fa i complimenti con una pacca forte sulle spalle. Pessina fa un gol chirurgico, di piattone, esplode. Corre verso la panchina, salta in cielo e abbraccia tutti i compagni in cerchio, quasi in lacrime: «È la gara più bella della mia carriera, qualcosa che si sogna e che non mi farà più dormire». Già dopo gli scampoli con la Svizzera era rimasto insonne, aveva confidato nel suo diario social da Coverciano l’emozione. Adesso la favola di questo bravo ragazzo di Monza può proseguire. Nel 2015 aveva accumulato appena 4 presenze fra Catania e Lecce. Nell’operazione Conti col Milan, l’Atalanta lo pagò appena un milione. A Verona con Juric l’esplosione, quindi il richiamo del Gasp a Bergamo per sostituire niente di meno che il “Papu” Gomez e fare l’equilibratore. Lui ha messo l’acceleratore, rimanendo fra centrocampo e attacco il raccordo ideale: «In questa Italia ho ritrovato in parte tutti i movimenti nerazzurri, il pressing alto e gli inserimenti, e questo è stato fondamentale. Se ero invidioso di Gosens? No, gli ho scritto quando l’ho visto segnare. Sono super felice che stia facendo bene e penso lo sia anche lui per me». È il primo giocatore italiano dell’Atalanta a segnare in un Europeo nella fase finale.
UOMO PARTITA
RITORNO
Beata incoscienza di questi giovanotti della Nazionale. Nessuno si arrende: «Dopo l’infortunio di maggio, ho pensato di non farcela – confida Verratti assistman – ma ho lavorato giorno e notte. Così l’incubo del 2016 è stato scongiurato, merito anche di Mancini che mi ha voluto aspettare. Con un gruppo così unito è tutto più facile. Non abbiamo ancora fatto niente, adesso arriva il difficile». Adesso il ct a centrocampo e in attacco ha l’imbarazzo delle scelte, ma anche in difesa avanzano baby promesse. Bastoni sembra Panucci quando crossa dalla trequarti per le punte: «Sto imparando i segreti di Bonucci e Chiellini, ma la mia personalità è importante». L’ha vista subito Conte nella cavalcata tricolore, Mancini spera porti fortuna come all’Inter: «Ora comincia un altro torneo, vogliamo tornare a Wembley per la finale. Trenta risultati utili consecutivi come Pozzo? Non sono niente, non contano i record, ancora devo vincere...». Conta l’ultima delle notti magiche, Pessina gli ha già prestato la calcolatrice.
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