Mazzola: «Italia-Germania 4-3 è stata la cima del mondo»

Sandro Mazzola
di Romolo Buffoni
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 16:30
Salve Mazzola, si ricorda il 17 giugno di 50 anni fa dov’era?
«Giorno indimenticabile che ricordo ancora quasi per intero. L’ingresso in campo e loro, i tedeschi, li guardavamo e pensavamo “questi sono forti come facciamo a fregarli”. Ce la giocammo all’italiana: centrocampo e difesa, facendo girare il pallone per farli correre, sfiancarli». 
Si può dire che non sembra ieri? Soprattutto vedendo il calcio di oggi?
«Quanto è vero. Pensi che quando ci ripenso o rivedo il tv quella partita sento ancora quel senso di vuoto nella pancia, come se mi mancasse il fiato lassù nell’altura di Città del Messico. Ma è perché ancora mi emoziono».
Il 4-3 è nato per caso, con quel gol di Schnellinger al 90’ che pareggio la rete di Boninsegna e mandò le squadre ai supplementari.
«Karl-Heinz lo avremmo ammazzato. Eravamo convinti di avercela fatta. Poi lui era anche milanista...Però ci riprendemmo subito dallo choc».
La Fifa ha dichiarato quel match “La Partita del Secolo” e per noi è facile goderci il ricordo. Secondo lei anche i tedeschi sono così fieri di quella partita?
«Sì sì, pure loro la ricordano con emozione anche perché erano convinti di vincere. Come in fondo lo sono sempre quando ci incrociano, ma spesso hanno torto..».
Messico ‘70 è stato anche il Mondiale della Staffetta tra lei e Gianni Rivera che è l’eroe di quella partita grazie al gol del 4-3. Lei era uscito all’intervallo, sull’1-0. Non si sente escluso?
«Assolutamente no. Esultai come un matto. Vidi il resto della partita nella panca allestita accanto alle panchine e al fischio finale mi ritrovai in campo senza sapere come. In quel momento non esisteva rivalità, non esistevano Milan o Inter. Eravamo un tutt’uno. Anche perché avevamo fatto ricredere tutta Italia, anche i nostri dirigenti...».
In che senso?
«Prima della semifinale andammo un po’ in giro a fiutare l’aria che tirava e scoprimmo che la nostra delegazione aveva già acquistato i biglietti aerei per tornare a casa. Fu uno stimolo straordinario».
La vigilia se la ricorda?
«Sì, perché non chiusi occhio. Ero in stanza con Burgnich che beato lui dormiva come un ghiro e allora per non disturbarlo presi il cuscino, uscìì dalla stanza per sistemarmi in corridoio e trovai mezza squadra sdraiata lì con il mio stesso problema».
Al contrario, allora, vi sentiste già campioni anche se di fronte avevate il Brasile di Pelè?
«Squadra fantastica quella, ma il 4-1 fu troppo pesante. Probabilmente il 4-3 ci svuotò e pagammo anche la fatica dei supplementari».
Fatto sta che a Fiumicino vi accolsero con lancio di pomodori...
«Ma no. A noi giocatori ci fecero passare da un’uscita secondaria e ci applaudirono. Se la presero con il povero Valcareggi».
E’ per quello che non ha mai fatto l’allenatore?
«Non lo so. Il patentino lo presi, ma non me la sono mai sentita».
Rivera invece ha fatto recentemente l’esame e dice di voler allenare se qualcuno gli offre una panchina. Un po’ tardi a 76 anni non trova?
«Ma no perché? Anzi, se ce la farà sarò il primo in tribuna ad andare a tifare per lui».
Ci sono state Italia-Jugoslavia del trionfo europeo del ‘68. I mondiali vinti con Italia-Germania dell’82 e Italia-Francia del 2006. Per Mazzola cos’è Italia-Germania 4-3?
«E’ stata la cima del mondo».
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