Nazionale, mezza Italia è fatta: ma chi segna? Mancini: «Negli ultimi mesi si è inceppato l’attacco»

Segnali incoraggianti da ogni reparto ma davanti si fatica

Nazionale, mezza Italia è fatta: ma chi segna? Mancini: «Negli ultimi mesi si è inceppato l’attacco»
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Lunedì 13 Giugno 2022, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:22

Era il 14 maggio 2018 quando Roberto Mancini veniva nominato ct dell'Italia. Sono passati 1490 giorni: un titolo europeo vinto, un'eliminazione dal Mondiale del Qatar, in totale 52 partite (contro la Germania raggiungerà Arrigo Sacchi, a quattro gare da Marcello Lippi e Cesare Prandelli, al terzi dopo Vittorio Pozzo ed Enzo Bearzot), 32 vittorie, 15 pari e 5 sconfitte, 108 reti fatte, 31 subite. Ma soprattutto 47 esordienti in lanciati, molti di loro fuori dal giro come Lasagna, Soriano, Caldara, Grifo, Pavoletti e Joao Pedro. Alcuni calciatori (big) fanno parte del passato azzurro, Chiellini e in parte Insigne e altri stanno avanzando. Donnarumma è rimasto il punto fermo, al quale si è aggiunto Lorenzo Pellegrini. Tutto il resto è in divenire.

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Mancio sta cercando nomi nuovi e in parte li sta trovando, anche se andranno testati in partite più impegnative, per obiettivi più importanti. In difesa, ad esempio, dietro Bonucci c'è un parco di centrali rampanti, l'ultimo è Gatti, che ha esordito in Nazionale e non ancora in serie A. C'è Bastoni, che per età e qualità, garantisce una certa continuità, Gianluca Mancini, lo stesso Acerbi e i più giovani come Scalvini o Luiz Felipe.
VIA FLORENZI E POBEGA
Anche sulle fasce, con il ritorno di Spinazzola, Mancio ha ricoperto la fascia sinistra, dove si è aggiunto Dimarco, oltre a Biraghi e al vice storico Emerson Palmieri.

Dall'altra parte, oltre a Florenzi (ha lasciato il ritiro, deve sottoporsi a un piccolo interventi) e Di Lorenzo, avanza Calabria. Insomma, i titolari non sono soli e lo stesso discorso vale per il centrocampo, dove Jorginho, Verratti e Barella osservano la crescita dei vari Tonali (pur squalificato per la Germania, ha scelto di restare in ritiro), Locatelli, del sempre affidabile Cristante o di Pessina e Pellegrini, abili nel doppio ruolo, mezz'ala-esterno alto e inoltre abbiamo visto in queste gare di Nations anche Frattesi ed Esposito, pure loro da testare. Da valutare Pobega, che non sarà in Germania a causa di un problema fisico.

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ASPETTANDO IMMOBILE E ZANIOLO
Se esiste un problema serio, ed esiste avendolo ribadito lo stesso Mancini dopo Inghilterra-Italia, è in attacco. Non tanto nei ruoli di esterni, quando al centro. «Abbiamo segnato più di cento gol ma negli ultimi sei mesi ci siamo fermati e non va bene», la foto del ct: se non segnano i centrocampisti o gli esterni, l'Italia si ferma. Ha un gioco che non prevede necessariamente il centravanti di peso, che però rappresenta la forza di altre Nazionali e Mancio lo sa che per essere all'altezza, va trovato quanto prima. Mancano Chiesa e Berardi, infortunati, ma qualcosa là davanti va migliorato. Da novembre a oggi, ovvero dalla partite decisive per la qualificazione europea a questa prima fase di Nations League, l'Italia ha segnato sette gol in otto gare (tredici le partite post Europeo, sette le reti - su sedici - solo degli attaccanti), tra le punte in gol Raspadori (due reti contro la Turchia nell'inutile partita post Macedonia), più Pellegrini (2), Barella, Cristante e Di Lorenzo. Immobile si è fermato e ora non c'è e Belotti è in fase di involuzione. Scamacca è il futuro, ma ci vuole tempo: nelle ultime due partite da titolare non è andato in rete, stesso discorso vale per Raspadori, alternato in mezzo e come esterno d'attacco. Gnonto è giovane e va aspettato, Mancini lo prova sulla fascia anche se lui ha spesso fatto il centravanti. Gli altri attaccanti convocati in questa fase sono tutti da scoprire: Cancellieri, Caprari e Zerbin. Più Politano, che non ha il gol come sua caratteristica principale. Mancini non ha potuto vedere all'opera Zaccagni e Zaniolo che, per infortuni vari, hanno lasciato subito il ritiro. Li rivedremo a settembre. Mancini permettendo.
 

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