CAMBIO DI ROTTA
Torna la vittoria insieme a un piano per il futuro. Inzaghi deve riprendersi la leadership col pugno duro. Sinora era sempre andato incontro a ogni giocatore, aveva permesso alla squadra di santificare (con riposi mirati) tutte le feste. Per gestire il gruppo si era spesso affidato ai leader e aveva avuto un occhio di riguardo per ogni senatore. Questo però non può trasformarsi in autogestione. Dopo quattro anni, è arrivato il momento di far sentire solo la sua voce. In passato era toccata a Hoedt a Napoli e Keita in ritiro la ribellione, Luis Alberto si è fatto sfuggire mille parole, Lukaku è arrivato tardi o in sovrappeso alle sedute. L’anno scorso Immobile aveva già sgarrato a Firenze, ma ora è stato troppo plateale: «A volte la pressione e la tensione ci fanno fare cose che non dovremmo fare. E’ lecito chiedere scusa ai miei compagni e al mister per il mio comportamento dopo la sostituzione. Tutti sbagliano, l’importante è imparare e non ripetere l’errore». Lo ha capito ieri, di prima mattina, Immobile. Ha postato su Instagram le sue scuse. Non aveva nemmeno esultato al raddoppio, tanto era arrabbiato. Domenica era uscito in fretta e furia dal tunnel dell’Olimpico senza incontrare Lotito nel sottopassaggio.
CIRO TRA PERDONO E MULTA
Verrà multato, ma perdonato. Sarà titolare comunque domani a San Siro. Perché la Lazio in realtà non può prescindere contro l’Inter da Ciro. Ha appena segnato il quarto centro in campionato, è tornato a far gol dopo 10 mesi in casa su azione. Immobile era furioso perché voleva far vedere al ct Mancini in tribuna quanto potesse essere utile anche per la Nazionale. In realtà ha mostrato quanto sia fragile mentalmente quando non è al centro dell’attenzione. Anche per questo in estate non è stato preso un attaccante. Immobile soffre troppo (come in azzurro) la competizione, ma Inzaghi e la Lazio non devono diventare prigionieri del suo umore.
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