Lazio, genesi di un sogno tricolore

Lazio, genesi di un sogno tricolore
di Emiliano Bernardini
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Martedì 10 Dicembre 2019, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 14:52
Una Lazio che punta alla Champions ma che può lottare per lo scudetto, una Lazio diventata big. Tutto vero, ma qual è la genesi della squadra che ha battuto la Juventus Campione d’Italia e di cui oggi tutti parlano? Una formazione nata nel tempo. Fatta di grandi intuizioni, di giocatori in cerca di riscatto, di talenti sconosciuti e di scommesse (molte anche perse). Ma soprattutto costata un quarto delle altre (basti pensare che i quattro fenomeni sono stati pagati 50 milioni) e che è al sesto posto per quanto riguarda il monte ingaggi con un totale di 62 milioni. Un gruppo che Inzaghi ha potuto e dovuto “aspettare” per 4 anni. Giocatori ambientatisi senza pressioni interne e inseriti via via (qualche volta anche sotto consiglio). Fortuna ma anche sfortuna visto che per ben due volte la Champions è sfuggita via con troppa leggerezza. Un salto ragionato, magari anche un filo troppo ma ad oggi i risultati danno ragione a questa filosofia. 
DIFESA
Strakosha nasce nelle giovanili della Lazio, vive una breve e opaca parentesi a Salerno per poi tornare in biancoceleste nel 2016. Fa il suo esordio in casa del Milan il 20 settembre complici i problemi di Marchetti. Diventa titolare grazie al costante lavoro del preparatore Grigioni che lo trasforma in un portiere. L’emblema della difesa è Acerbi. Dopo aver fallito la grande occasione al Milan si riscatta alla Lazio. Fortemente voluto da Inzaghi è uno dei punti fermi della spina dorsale biancoceleste tanto che in meno di un anno e mezzo ha giocato 70 partite. Uno stakanovista Nazionale. A destra c’è Luiz Felipe quattro anni fa giocava in D brasiliana con l’Ituano. E’ costato 500 mila euro. Dopo un breve periodo a Salerno ha convinto Inzaghi a tenerlo alla Lazio. Radu è il veterano. Veste la maglia biancoceleste dal 2008. In estate, dopo un litigio, era stato allontanato. Tutto rientrato prima del ritiro. Fortuna per Inzgahi visto che da quel lato non ha nessun altro. 
CENTROCAMPO
Lazzari è l’ultimo tassello. Preteso da Inzaghi in estate è quel giocatore pronto che il tecnico chiedeva dallo scorso anno. Si è ambientato in breve ed è insostituibile. Dall’altro lato c’è Lulic. Anche lui capitano di lungo corso. Parte sempre dietro agli altri ma poi finisce per essere titolare inamovibile. Anche per mancanza di concorrenza. Leiva è il colpo arrivato 3 anni fa. Un capolavoro alla Klose. A Liverpool aveva fatto il suo tempo, alla Lazio può dire ancora molto. Un affare da 6 milioni. Luis Alberto l’oggetto misterioso dell’estate 2016. Inzaghi non lo vedeva. Voleva smettere. Un anno al buio: appena 9 presenze in A. Poi la rinascita grazie anche ad un mental coach. Prima s’illumina da trequartista, poi strabilia tutti da mezzala con licenza di attaccare. Undici assist, fin qui, e la corona da Re. Il vero capolavoro è Milinkovic. Arriva nel 2015 appena ventenne dal Genk con il titolo di campione del mondo under 20 con la Serbia. Tare lo strappa a tutti anche alla Fiorentina che lo aveva portato in sede. Fa fatica a trovare la sua posizione, tanto che spesso il primo anno Inzaghi gli preferisce Onazi. Poi sboccia in tutta la sua potenza nella stagione 2017-18 segnando 12 gol. Ora vale 100 milioni.
ATTACCO
Il Re dei bomber d’Italia e d’Europa arriva nel 2016 dopo un anno di malinconia a Siviglia. La serie A lo aveva dimenticato. La Lazio lo ha rigenerato. E’ costato 10 milioni ora vale 4 volte tanto. Al suo fianco c’è Correa. Approda in biancoceleste nel 2018. I primi sei mesi gioca pochissimo tanto che a gennaio vuole andare via. Poi qualche uccellino consiglia a Inzaghi di utilizzarlo, chiude con 5 gol. Quest’anno gioca sempre e in meno della meta delle gare ha griffato già 6 reti. Infine c’è Caicedo. Da odiato ad amato. Il gol fallito a Crotone il punto più basso, il 3-1 alla Juve l’ha lanciato in Paradiso. Inzaghi ha preteso restasse. Ha fatto bene. E ora raccoglie gli applausi. 
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