«È peggio della pandemia, perché allora con i protocolli siamo ripartiti, stavolta questo tsunami ci trova già a terra e non abbiamo contromisure, ci mancano i soldi. Così il calcio non si rialza più». Già, il calcio, non quello milionario (e indebitato) della Serie A, ma quello che sta dietro: una platea vastissima, più del 90% del milione e 400mila tesserati e delle 12mila società calcistiche presenti nel Paese. Un settore, quello della pratica calcistica nel suo complesso, che ha un impatto socioeconomico stimabile in 4,5 miliardi di euro, e un impatto (indotto compreso) sul Pil di dieci miliardi di euro l'anno, con 112mila posti di lavoro e 235mila volontari: un esercito che ora rischia di alzare bandiera bianca per l'aumento dei costi energetici. A meno che il governo non gli vada in soccorso, includendo anche l'associazionismo sportivo tra le imprese che beneficeranno delle misure anti-crisi in approvazione nel prossimo cdm in programma dopodomani.
Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio: cosa vi aspettare dal governo?
«Chiediamo, anzi pretendiamo pari dignità con tutti gli altri settori. Dalla Serie A alle giovanili. In questi giorni ci siamo mossi, sappiamo che sarà riconosciute alle imprese come credito d'imposta una percentuale delle spese energetiche dei prossimi tre mesi. Ci saremo anche noi nella lista, mi auguro».
Già immaginiamo l'obiezione: si danno i soldi al calcio dei ricchi...
Anche i vostri, deduciamo.
«Le dico solo che a Coverciano, la casa delle Nazionali, a maggio è arrivata una bolletta elettrica di 26mila euro, a giugno di 45, a luglio di 79. E deve ancora arrivare il gas. Voi capite che con quello che rischiamo di rimetterci ogni mese, non ci conviene restare aperti. Cosa faccio, chiudo e mando a casa le persone che ci lavorano?».
Presidente, è molto preoccupato...
«Certamente, non solo per il calcio, per tutto il mondo dello sport. La mia preoccupazione è che siccome si parla di imprese, resti fuori l'associazionismo, che poi è la spina dorsale dello sport. Sarebbe un colpo mortale».
Ma ammesso che rientrerete tra i beneficiari degli aiuti, da gennaio, in pieno inverno, come andrete avanti?
«Guardate, è proprio per questo che da tempo invochiamo l'adozione di misure strutturali. Perché i provvedimenti tampone danno ossigeno, ma non risolvono il problema. Sarebbe stato opportuno dare a tutte le imprese gli strumenti e le risorse per produrre energie alternative, come è stato fatto con l'Ecobonus».
E invece?
«Non se ne è fatto nulla, ora possiamo solo aspettarci che il calcio sia trattato con la stessa dignità degli altri settori che hanno lo stesso rilevante impatto sulla società».
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