I FINALI
Ma proprio questi successi così fortemente voluti, strappati soprattutto nei finali di partita, con formazioni e modi di giocare diversi, hanno fatto capire quanto grandi siano le potenzialità nerazzurre. La rosa ha una profondità adeguata. Finora Spalletti ha quasi sempre puntato su un modulo che ricalca quello delle sue ultime stagioni romaniste: difesa a quattro, centrocampo a due, una sola punta, due esterni moderatamente offensivi e Nainggolan trequartista di raccordo. Proprio il ruolo del belga, peraltro in ritardo di condizione per un infortunio muscolare, è stato quello che ha funzionato meno. Anche perché Icardi non è Dzeko: è più un animale da area di rigore rispetto al bosniaco, che invece è più bravo ad aprire spazi agli inserimenti dei compagni. Ma le alternative non mancano. La prestazione di Lautaro Martinez contro il Cagliari ha dimostrato come l'argentino possa essere non una semplice alternativa a Icardi, ma pure una spalla di Icardi, una seconda punta capace di giocare fra le linee al posto di Nainggolan. Può giocare in tanti modi diversi l'Inter di Spalletti: anche con una difesa a tre, in un 3-5-2 forse più adatto a sostenere le due punte argentine, benché il trio Skriniar-Miranda-de Vrji non eccella per qualità nel fare ripartire la manovra. Ci sono giocatori importanti che ancora non abbiamo visto: Vrsaljko, per i suoi problemi al ginocchio, e lo stesso Joao Mario, rimasto a dispetto di tutto l'ambiente, ma in grado di alternarsi con Vecino. Mercoledì in Olanda con il Psv, squadra interessante, ne capiremo di più. Ma non può essere la Champions, ora, l'obiettivo dell'Inter. Anche la Juventus al momento appare fuori portata, ma in campionato soltanto la Juventus.
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