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Domani la sfideranno insieme per la prima volta, in una partita già carichissima di significato e contenuti. Marotta contro Paratici, Conte contro Sarri, in un derby d’Italia capovolto anche nei pronostici, e i nerazzurri di nuovo favoriti dopo anni, in testa alla classifica. Se Marotta ha impiegato 10 mesi per rivoluzionare l’Inter, con i 153 milioni spesi nel mercato estivo, Conte è stato molto più rapido a entrare nella testa dei giocatori trascinandoli al filotto in campionato. E all’impresa sfiorata in Champions contro il Barcellona, dopo un primo tempo da incorniciare. L’ex ct è un martello, un gran motivatore, mentre Sarri uno scalpello, fine cesellatore di calcio e tattica. I due si sono rincorsi e avvicendati, nella stagione 2006/2007 entrambi non riuscirono a salvare l’Arezzo in B e furono esonerati dal presidente Piero Mancini, al Chelsea Maurizio sostituì Antonio al termine della stagione 2017/2018 vincendo l’Europa League, e in estate sono stati entrambi in lizza per la panchina della Juventus, dopo l’addio di Allegri. La prima scelta di Nedved e Paratici era proprio l’ex ct, ma Agnelli – che non ha mai digerito i tempi e i modi del burrascoso addio del 2014 – si oppose senza sentire ragioni, e la dirigenza bianconera virò su Maurizio Sarri.
LA COMUNICAZIONE
E a proposito di addii inaspettati, quello di Beppe Marotta dalla Juventus, a fine settembre dello scorso anno, spiazzò un po’ tutti. Fu lui stesso a comunicarlo nel posto partita della sfida contro il Napoli, e al suo posto Agnelli promosse l’allievo Paratici, dai tempi della Samp, anche in nome di una politica di ringiovanimento dirigenziale. Da quel giorno, al netto degli incontri di rappresentanza, il rapporto tra Paratici e Marotta si è ridotto ai minimi termini, e le ruggini si sono concretizzate sul mercato. Da manovra di disturbo Lukaku è diventato obiettivo concreto di una Juventus che però ha dovuto mollare il colpo sul più bello. Il primo round fuori dal campo lo ha vinto Marotta, ora tocca a Conte contro Sarri.
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