Inter come dottor Jekyll e mister Hyde tra campionato e Champions

Inter come dottor Jekyll e mister Hyde tra campionato e Champions
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 14 Dicembre 2020, 09:30

Lo strano caso del dottor Conte e di mister Antonio. Se mai si dovesse fare un altro remake del romanzo di Stevenson, il dottor Jekyll e il signor Hyde, adattato ai giorni nostri e ambientato nel mondo del calcio, sul nome del protagonista non ci sarebbero dubbi. Un evidente caso di sdoppiamento della personalità. Dottore, anzi professore, in campionato, nei tornei nazionali dei quali conosce tutti i segreti e le caratteristiche degli avversari, Conte puntualmente si perde quando deve affrontare la Champions League. Pur avendo allenato squadre fortissime come Juventus, Chelsea e Inte,r una sola volta è arrivato almeno ai quarti di finale, tutte le altre è uscito subito o quasi, inanellando una serie di delusioni e fallimenti difficilmente immaginabili, considerando la sua indiscutibile bravura.
SENZA SPIEGAZIONI
Una metamorfosi che non ha spiegazioni, come abbastanza spesso accade quando si parla di calcio. Prendete la partita di ieri, a Cagliari. In realtà, l’Inter ha dominato dall’inizio alla fine. Eppure, è andata sotto ed è apparsa un po’ stordita quando si è trovata a dover rimontare. Lì Conte ha vinto la partita: con i cambi giusti e modificando, almeno un paio di volte, il modo di giocare e di costruire le azioni offensive. Certo, con i cinque cambi è più facile per una grande mettere in difficoltà le medio-piccole nei finali di partita. Però i cambi bisogna saperli fare e in campionato Conte li sbaglia raramente. 
LA PAURA
In Champions invece sembra avere paura. In un torneo che favorisce il gioco d’attacco, lui non riesce a scrollarsi di dosso l’ossessione per il 3-5-2, che poi, senza pressing e aggressività continui, diventa difesa a cinque e regala agli avversari un centrocampista in più e il predominio delle fasce laterali. Non è un caso che negli ultimi dieci anni abbiano vinto il trofeo e siano arrivate in finale esclusivamente squadre con la difesa a quattro.
No, non sono solo numeri, sono anche idee. Quelle che in campionato Conte riesce a modificare e adattare alle situazioni. Era successo alla Juve, poi al Chelsea, ieri pure all’Inter. La difesa a quattro nel secondo tempo, con Sanchez, che aveva iniziato da seconda punta, spostato prima a fare il trequartista e poi, ribaltato il risultato, l’esterno di sinistra. Ma anche Erikssen mezzala all’inizio, con venti minuti eccellenti, in cui si sono visti sprazzi del campione che è, prima che sparisse dal campo, si vede che non è più abituato a starci…
LA LEZIONE
Ecco, se Conte riuscirà ad essere ancora più malleabile, se imparasse finalmente la lezione europea, allora sì che l’Inter si innalzerebbe ad altezza Juventus, diventandone la prima e più temibili rivale. L’organico è eccezionale. Con una copia di attacco – Lukaku-Lautaro – ottimamente assortita e un jolly come Sanchez ormai vicino alla forma migliore. Con un centrocampo di soli titolari: addirittura sei, ora che è tornato Sensi e senza tenere conto del separato in casa Nainggolan. Con esterni di valore, se non straordinari come Hakimi. Con una buona difesa e un portiere esperto, per quanto un po’ in calo.
Ma per salvare la stagione, lottando per lo scudetto fino all’ultimo, sarebbe opportuno che Conte si togliesse l’elmetto, si liberasse della sindrome di accerchiamento, non andasse più alla ricerca di alibi che non esistono, fosse più educato nelle risposte alle domande legittime e persino a quelle sbagliate.

La ricerca dei nemici distoglie dall’attenzione alle capacità della squadra di sviluppare un gioco più+ efficace. Che è quello che serve a questa Inter per vincere qualcosa.

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