Lazio-Sarri e il segreto del "terzo uomo"

Lazio-Sarri e il segreto del "terzo uomo"
di Andrea Sorrentino
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Martedì 8 Giugno 2021, 07:30

Secondo, terzo, secondo, terzo, primo. I piazzamenti negli ultimi cinque campionati, più un’Europa League e la media di 105 gol a stagione, garantiscono: il sarrismo, o Sarri-ball che sia, coniuga il bel calcio coi risultati. E’ accaduto nei tre anni a Napoli e nelle monografie al Chelsea e alla Juventus. Maurizio Sarri oltre a essere uomo di contropotere, e infatti si trovò a disagio col potere, è un maestro di calcio, calcio d’attacco e difesa a zona pura, in tempi di zona sempre più adattata. 
DA SACCHI A CRUYFF
Il principio-guida è il pressing alto, coi reparti compatti. Quindi difesa alta a sua volta, elastica e sacchiana, che quando è attaccata si muove di reparto, mai a uomo (Bonucci alla Juve non gradiva): la Lazio di Inzaghi teneva linea bassa a 5 e seguiva i tagli a uomo. E la palla giocata a terra, fin dalla prima costruzione dei due centrali e del regista (Inzaghi costruiva col 3+1), i terzini alti, i passaggi corti e veloci tra play, mezzala e ala. Sono le rotazioni dell’attacco posizionale, di scuola olandese poi patrimonio del Barça di Cruyff e Guardiola: l’obiettivo è fiaccare l’altrui difesa con rari passaggi in orizzontale e tanti in verticale anche solo per un fulmineo avanti-indietro, per slabbrare e allungare l’avversario. Le trame disegnano sul prato triangoli e rombi in ossequio alla teoria del Terzo Uomo, che almeno in questo caso non è Orson Welles ma il giocatore che quando due compagni scambiano la palla si propone in avanti smarcato per creare spazio e dando due possibilità di passaggio, per poi ricevere la pelota, passarla e far avanzare l’azione: “Il terzo uomo è impossibile da difendere” è una delle frasi celebri di Xavi e il segreto di Pulcinella del suo Barça. Il Napoli di Sarri andava poi in gol addensando truppe su un lato dell’azione per poi scaricare sul lato debole all’uomo smarcato, e il San Paolo in lacrime. Fu meno fluido, anche se vincente, il suo gioco al Chelsea (alla fine i fans persero il romanticismo: “Fuck the Sarri-ball”) e alla Juve: trovò giocatori che consideravano i suoi allenamenti noiosi e ripetitivi, o che di pressare in alto avevano zero voglia. Tipetti come Hazard, Cristiano Ronaldo o Dybala, ad esempio. 
GIOCATORI DA MODELLARE
Sarri non chiederà mai giocatori da 50 milioni, ma prospetti in con qualità migliorabili.

Gli servono atleti da modellare come plastilina, che lo seguano da discepoli. Così non è assurdo, lavorandoci, pensare a Lazzari terzino destro, o a Luis Alberto regista arretrato. Più difficile vedere Luis Alberto e Milinkovic mezzali insieme, lì Sarri pretende giocatori di passo corto e rapido, mentre le due stelle laziali hanno ritmi cadenzati e sincopati, e con Sarri non si potrà. Per ora manca un attaccante esterno per il 4-3-3 (gli altri sono Correa e Immobile) e lì bisognerà intervenire sul mercato. A nostro avviso ci vorrà anche un portiere realmente affidabile, un centrocampista di gamba e un difensore centrale in più. A meno che Sarri non torni al 4-3-1-2 di Empoli, abiurato a Napoli perché Insigne non si adattò al ruolo di trequartista, con Milinkovic dietro due punte. 

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