Roma, il piano di Friedkin: Allegri più Paratici

Dan Friedkin
di Ugo Trani
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Lunedì 21 Settembre 2020, 07:30
Nessuno mette in croce Fonseca per il pari deludente del Bentegodi. Anche se sui social, la tifoseria gli rimprovera qualche scelta fatta prima e durante il match con il Verona. Di sicuro lo sguardo dei Friedkin, padre e figlio, è rivolto anche alla panchina: d’accordo con il ceo Fienga, hanno scelto di non affrontare la questione allenatore dopo l’eliminazione dall’Europa League del 6 agosto, pur non scartando l’ipotesi Allegri, libero e disponibile. Priorità al closing con Pallotta e alla messa in sicurezza del club (è stato serio il rischio del fallimento). Il portoghese, dunque, confermato a priori, cioè senza aprire alcun dibattito interno sulla sua posizione.

IN RISERVA 
In sintesi: salvato dal coronavirus che ha unito la vecchia stagione alla nuova e dal passaggio di proprietà, più che dalla bontà del suo lavoro nella prima annata in giallorosso. Anzi, gli viene contestata la condizione atletica insufficiente palesata dal gruppo: brevi gli allenamenti quotidiani. È stato, invece, proprio Fonseca a prendere di petto la situazione. Forzando la mano. Basta sentirlo parlare per rendersi conto di quale sia il suo pensiero. Ha capito che nessuno gli concederà tempo di assemblare la squadra. Così vuole andare sul sicuro. Ecco perché, sia prima che dopo la gara di Verona, ha chiesto Smalling, spiazzando la società. Ok Kumbulla, ma fondamentale è il ritorno dell’inglese. E, come se non bastasse, insiste per riavere anche Kalinic come centravanti di scorta: va bene Milik, ma in panchina chiede l’attaccante esperto. E non fa niente che il management di Friedkin, proponendo un giovane, gli abbia fatto notare che nella stagione scorsa ha usato poco Kalinic. La Roma, intanto, aspetta la chiusura del mercato per scegliere l’erede di Petrachi, licenziato da Pallotta.

DS IN LOVE
Fienga ha indicato il sostituto ideale ai Friedkin: è Paratici della Juve. Pronto il contratto: triennale da 2 milioni a stagione. A Torino, tra l’altro, viene dato per certo che sarà sollevato dall’incarico a fine ottobre, in concomitanza con l’assemblea dei soci (accadde pure con Marotta). Il diesse bianconero ha rifiutato lo United, continuando a frequentare invece la Capitale. Non casualmente. La sua nuova compagna lavora a Roma nello studio di un procuratore che spesso partecipa alle trattative del club giallorosso. Se a Trigoria arrivasse Paratici, non è da escludere che indichi Sarri, riproponendo il percorso che, nonostante lo scudetto del post Covid-19, è stato bocciato da Agnelli. Allegri, top coach disoccupato, andò invece via proprio per lo strappo soprattutto con Nedved e con lo stesso Paratici (e non con il presidente bianconero). Fare la pace qui, però, è possibile, anche perchè Allegri preferirebbe restare in Italia. «Io alla Roma? Vediamo, non si sa» detto con il sorriso, sabato sera a Ballando sotto le stelle. Il Psg lo segue, come ha fatto l’Inter. Parigi, dunque, e Milano. Ma anche la Capitale. Solo quella giallorossa, però. E anche sbarcando in corsa, griffando la nuova éra.
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