Il grande ritorno della serie A: ora si fa sul serio

foto ROSI
di Andrea Sorrentino
4 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Settembre 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 15:41

Siate rei confessi: della pausa per le qualificazioni mondiali vi interessava meno di niente, contavate le ore e i giorni che vi separavano da questo weekend, lo accogliete come la spiaggia un naufrago. Rallegratevi. Rallegriamoci. Torna il campionato, anzi sembra quasi che inizi per davvero adesso, dopo un’infinita estate calda azzurra e olimpica, dopo le prime due giornate d’agosto che hanno sempre quel nonsoché di balneare e preliminare, e finalmente è finito il mercato che sposta molto negli equilibri nervosi e poco in quelli tecnici. Si decolla, era ora. Ci sarà la millesima di Mourinho in panchina, la prima di Ibrahimovic e Kessie dopo mesi, il ritorno di Kean nella Juve, la prima volta dopo tre anni senza Cristiano Ronaldo, che però non è stato mai davvero tra noi, era Rapunzel isolata nella sua torre con l’unica compagnia dei suoi capelli. Sarà la prima dell’arbitro Orsato sull’Inter dal 2018, poi ti raccontano che le ricusazioni non esistono più. Vedremo quattro delle sette sorelle l’una contro l’altra armate, con l’ennesimo incrocio al cianuro tra Napoli e Juventus, e Milan-Lazio, clou della giornata perché sono entrambe a punteggio pieno, per capire se Sarrilandia è già davvero tra noi, se i 40 anni suonati di Zlatan hanno ancora un senso. A Roma aspettano con un fremito il primo gol di Tammy Abraham all’Olimpico, la reazione non dovrebbe essere affatto silenziosa. Sarà una giornata alterata proprio dalla pausa delle nazionali, più faticosa e transoceanica che mai.
RIENTRI CHI PUÒ
È uno di quei turni di campionato illeggibili, impronosticabili. L’effetto dei grandi allenatori a cui affidiamo le sorti della serie A impoverita potrebbe essere meno intenso, hanno lavorato con rose ridotte e ognuno prega i suoi numi che gli tornino giocatori in condizioni decenti, o che almeno stiano in piedi. Sarà dura. Per gli europei e soprattutto per i latinos, che hanno giocato fino a poche ore fa le gare di qualificazioni mondiali Conmebol nella noche sudamericana, e in 22 torneranno in Italia tra stasera e domani. Alcuni club hanno organizzato un charter su Parigi per i loro colombiani e cileni, l’Argentina spedirà tutti i suoi con un volo su Madrid, uruguagi e brasiliani faranno da sé.

Parecchi salteranno su tre aerei diversi. Un pasticcio, un altro attentato alla salute degli atleti. Per questo motivo in Spagna hanno chiesto e ottenuto di rinviare due gare, Siviglia-Barcellona e Villarreal-Alaves. Da noi partite senz’altro falsate, da Atalanta-Fiorentina (intanto a Bergamo hanno perso per infortunio Muriel, e si sono sciolti pure gli ultras della Curva Nord) a quella di Napoli. La Juventus è già sull’orlo di un discreto baratro, perché se perdesse rischierebbe di andare già a -8 dalle prime, eppure avrà mezza squadra fuori. I brasiliani Danilo e Alex Sandro atterreranno in Italia poche ore prima della partita, Cuadrado oggi (con Ospina, portiere del Napoli), Bentancur è atteso per domani. Spalletti lamenta diversi infortuni a centrocampo, lancerà il nuovo acquisto Anguissa. Chiesa e Insigne hanno marcato visita in Nazionale, il napoletano ci sarà ma lo juventino no, è affaticato e rimane a casa. L’altro pezzo del tridente dell’Italia, Immobile, non aspetta altro che San Siro e il Milan, a cui ha segnato il suo centesimo gol con la Lazio e uno dei suoi più belli, dice. E in Milan-Lazio non ci sono sudamericani di rientro, saranno tutti un po’ più freschi. A proposito di malati azzurri molto guaribili, in Sampdoria-Inter dovrebbe proprio giocare Sensi, ma Simone Inzaghi è in allarme per i ritorni tardivi di Lautaro Martinez e Correa, non due qualsiasi. Nella Roma Mourinho penserà poco al suo record perché avrà un Viña fiaccato dai viaggi per l’Uruguay e gli azzurri Pellegrini e Zaniolo con i muscoli rigati (anche se dati in ripresa), deve industriarsi per mettere intorno ad Abraham una rampa di lancio adeguata, e Shomurodov scalpita; il tutto contro un Sassuolo che l’altra sera ha allineato in nazionale i suoi tre gioielli, tutti insieme in campo Berardi, Raspadori e Scamacca. Bentornato al campionato, ci era mancato. E grazie anche ai giocatori, che lo fanno vivere: guadagneranno senz’altro troppo, ma sono sempre l’anello debole della catena. Anzi, più guadagnano più sono anello debole: devono obbedire agli ordini e giocare come se fossero automi, a comando, schizzando da un lato all’altro del mondo. Atleti o cosa?

© RIPRODUZIONE RISERVATA