Italia, il cielo torna azzurro in Nazionale: Mancini ha trovato la formula magica

Italia, il cielo torna azzurro in Nazionale: Mancini ha trovato la formula magica
di Ugo Trani
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Martedì 16 Ottobre 2018, 09:30
dal nostro inviato
CHORZOW
LLa Nazionale, con il coraggio e la fantasia, è finalmente ripartita dopo il flop mondiale. Con Biraghi d’altri tempi che, dopo la scivolata decisiva, si è rialzato subito per indicare il cielo, da buio tornato azzurro nella notte di Chorzow, e dedicare il suo 1° gol con l’Italia all’amico Astori. E soprattutto con Mancini che fa il pieno contro la Polonia: prima vittoria in trasferta dopo un anno di viaggi a vuoto; in una gara da 3 punti dopo 12 mesi di digiuno e in Nations League. Inedito anche il clean sheet, al 7° match con questo ct, capace di chiudere in cassaforte sia la Lega A che il ruolo di testa di serie nel sorteggio del 2 dicembre a Dublino per le qualificazione.
GRUPPO SU MISURA
Mancini, a 5 mesi dall’inizio dell’avventura, è insomma andato a dama. Con semplicità, chiarezza e coerenza. Ora ha la sua Italia. Fuori Balotelli e Belotti per scelta tecnica. Hanno deluso a settembre, questione di peso (superata quota 100 kg) per SuperMario e di atteggiamento (svagato) per l’altro. Inequivocabile il messaggio del ct: vestire l’azzurro è un onore. Non un impegno da sbrigare in mezzo alla settimana. Il convocato deve credere in quello che fa e non timbrare solo il cartellino.
LARGO AL SARRISMO
Il ct ha studiato le caratteristiche dei giocatori. Ne ha utilizzati già 36 per conoscerli personalmente in partita. Non ha guardato all’età per stilare l’elenco dei convocati. Piccini e Lasagna, ultime novità, hanno 26 anni, come il titolare Biraghi. Ha accantonato il 4-4-2 dopo la sconfitta a Lisbona contro il Portogallo e ha scelto il 4-3-3 per ispirarsi a Sarri e all’ultima versione del suo sistema di gioco. Se il centravanti è in letargo, spazio al falso nove.
I trapezisti nel tridente, dunque: Bernardeschi, Insigne e Chiesa contro l’Ucraina. Ma girandola sempre a favore di vento. Chiunque può fare la prima punta. Senza pestarsi i piedi, però. A Chorzow il centravanti mascherato l’ha fatto Bernardeschi nel primo tempo, Insigne nella ripresa e Lasagna nel finale. La giostra è davanti, ma il divertimento è di tutti. Attaccano i terzini Florenzi e Biraghi, si alternano in regia Jorginho e Verratti che vanno in pressing quanto Barella che è mezzala e quando vuole play. Palleggio rasoterra e veloce. Un tocco e via. Da dietro Bonucci ha la bacchetta del direttore d’orchestra: con il lancio, scatena le trottole azzurre.
FIDUCIA RECIPROCA
Mancini ha voluto fortemente la svolta di Chorzow. Si è fidato del suo gruppo, per il quale ha scelto lo spartito. La disponibilità è di chi guida, ma anche dei calciatori. C’è coesione e condivisione. Si è visto dal girotondo di felicità con Bernardeschi, sostituito sul più bello, e dalla corsa in allegria verso ogni interprete da abbracciare: il ct è convinto che questi giocatori hanno il talento per riportare in quota la Nazionale. E che hanno la voglia di seguirlo.
CORO ISPIRATO
A settembre, dalla partita di Bologna contro la Polonia a quella di Lisbona contro il Portogallo, esagerò con il turnover: 9 novità all’Estadio Da Luz, cancellando la formazione schierata 3 giorni prima al suo caro Dall’Ara che lo fischiò nella notte del debutto, con il pareggio, nella Nations League. Mancini ha, invece, confermato l’Italia, 11 giocatori su 11, passando dall’amichevole di mercoledì a Marassi contro l’Ucraina allo spareggio di domenica a Chorzow contro la Polonia. Gli è piaciuta mezza esibizione e ha voluto dar forza a quella prestazione riproponendo gli stessi protagonisti. Ha avuto ragione: dominio assoluto e prova, dunque, completa. E il gol a fine recupero ha certificato la giusta interpretazione del match per la continuità e il ritmo.
BOLLINO QUALITÀ
La sua Italia è geniale, tecnica e coinvolgente. A immagine e somiglianza dei singoli. Gente da Champions, ma anche con la fame di chi gioca in provincia. Sono i titolari di oggi e, chissà, di domani: davanti Chiesa, Bernardeschi e Insigne; in mezzo Barella, Jorginho e Verratti; dietro Bonucci e Chiellini a schermare Donnarumma, più Florenzi e Biraghi che attaccano da dietro. Il ct potrà provare altri terzini, da Piccini a Emerson e Criscito. E cercare, comunque, il centravanti. «Se c’è, lo metto». Ha solo Immobile che in azzurro è a digiuno da 13 mesi. Così, anche se la Nazionale viaggia a 1 gol a partita (7 reti in 7 match), va avanti senza prima punta. «Ma bisogna essere concreti». Subito, il 17 novembre: in palio il 1° posto nel gruppo 3 contro il Portogallo. A San Siro, lo stadio dell’ultimo fallimento.
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