I Mondiali e la Fifa/ Ma l’editto russo sarà esteso anche alle belle wags?

di Piero Mei
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Venerdì 13 Luglio 2018, 00:05
La Federazione mondiale del calcio, in sigla “Fifa”, portatore sano d’ogni frase da scritta sui muri (e non è Street art), ha diramato l’ultima velina. Destinatari diretti i cameramen di tutto il mondo ai mondiali che stanno sgocciolando in Russia, destinatari collaterali gli spettatori da lontano, che sono sempre meno telespettatori tradizionali e sempre più utenti da online, cellulare o tablet: 62% i “televisivi” e 38% gli “online” secondo una ricerca preventiva. 

Destinatarie indirette le tifose da stadio, almeno quelle belle. Perché la Fifa ha sollecitato le televisioni a non inquadrare, se non con cautela, le bellezze femminili sugli spalti. C’è stato più sessismo che razzismo, ha tuonato contro le discriminazioni un portavoce del governo di questo sport che Pier Paolo Pasolini etichettò come la religione del nostro tempo, rivisitazione dell’oppio dei popoli.
Verrebbe da dire che intanto una discriminazione c’è già: proibito inquadrare ragazze attraenti, libertà per le bruttine e per le racchie (a giudizio del cameraman). Le pari opportunità non sono garantite. E poi, c’è un tecnico del Var (il video assistent referee) eletto a giudice dell’estetica? Chi deciderà chi è la brutta da inquadrare o la bella da oscurare? Non è più vero che “de gustibus” eccetera eccetera?

I commentatori della notizia già si dividono in due partiti: i buonisti sostengono che si tratti di una strizzatina d’occhi a “Me Too”, il movimento anche un po’ spettacolare e spettacolarizzato che si è esposto contro le molestie sessuali: sarebbe una buona intenzione, se “Me Too” non fosse una faccenda troppo seria per mescolarla con la ridicolaggine della prescrizione mondiale, oltretutto tirata fuori a due partite dalla fine, dopo gironi, ottavi, quarti e semifinali, e giusto per l’ultimo atto, quando l’attenzione sarà poco rubata dalle immagini da tribuna e focalizzata invece sugli sprint ubriacanti del francese Mbappè, un Pelè 2.0, o sugli aquiloni geometrici e precisi di Luca Modric, due che potrebbero competere per il Pallone d’oro del dopo CR7 e Messi, che hanno stancato. 
I cattivisti, invece, credono (a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva quello) che la strizzatina d’occhi sia piuttosto rivolta ai prossimi mondiali di calcio, quelli dell’inverno del 2022 in Qatar. L’aria meteorologica sarà sì condizionata dentro gli stadi per evitare il caldo bruciante, ma nulla è dato sapere dell’atteggiamento che si avrà in quel mondo culturale verso le ragazze tifose, visto che nei paraggi fino a qualche giorno fa non potevano guidare la macchina né andare allo stadio: non è razzismo, ovviamente, è cronaca. 
Quale dei due sia il retroscena vero, chissà come si regoleranno registi e cameramen con le bellissime wags, acronimo che sta per mogli e fidanzate dei campioni. È vero che già sono mancate all’appello Victoria Posh, la Spice Girl che da quando suo marito David Beckham non gioca più non s’è più vista allo stadio (e chissà se David indossa ancora i di lei tanga che gli portavano fortuna), Irina Shayk, forse la più bella di tutte, pure lei poco sportiva da quando ha rotto con Cristiano Ronaldo per dedicarsi a Bradley Cooper (anche Irina ha cambiato se non maglia quanto meno compagno), o Shakira, la cantante del Waka Waka del mondiale sudafricano, che ha tifato, a Russia 2018, per la natia Colombia anziché per la Spagna del suo amore Gerard Piquet (non le è andata bene comunque). 
Però anche la pattuglia restante di wags è di bell’aspetto, da non inquadrare dunque. Restano, per dribblare il denunciato presunto sessismo, i nerboruti tifosi della Croazia, tutti riconoscibili perché in maggioranza indossano la cuffia dei pallanuotisti, essendo la pallanuoto un altro dei loro sport nazionali nei quali primeggiano, o i galletti di Francia, supporters dei “FormidaBleus” come viene chiamata dai media popolari la nazionale multietnica che è una delle poche cose ad unire populisti e no oltre il concetto di “razza”. Resta da dire che sostenere che l’inquadratura di una bella ragazza è un incitamento alla molestia è, oltre che ipocrita, risibile. Altro che “è la stampa, bellezza”: è il calcio, bruttezza.
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