La Roma batte il Genoa 1-0. Bufera sulla gaffe di Preziosi

di Piero Mei
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Domenica 14 Dicembre 2014, 22:14 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 09:15
«I mafiosi e i ladri non possono rovinare i nostri sogni» ha detto qualche giorno fa il presidente Renzi: si riferiva all’ipotesi della candidatura olimpica 2024 di Roma; e dell’Italia, quindi, non solo perché Roma ne è la capitale ma anche per il mutamento delle regole organizzative dei Giochi che rendono possibile spalmare gli stessi sul territorio.

Facendo salva l’unicità del Villaggio Olimpico, il vero e solo villaggio globale. L’annuncio, atteso per oggi, poteva, a previdente parere del presidente Renzi, scontare un pericolo: che l’inchiesta giudiziaria tracimata, quella chiamata Mafia Capitale, potesse essere strumentalizzata da qualcuno, volontariamente o meno, per ferire, se non colpire a morte, l’ipotesi di quel sogno a cinque cerchi nutrito dagli sportivi, militanti o appassionati, ma anche da quanti ritengono che già una candidatura, e di più l’assegnazione, sono l’indicazione di una indispensabile fiducia nel Sistema Italia e nel suo futuro.



E prima ancora che i soliti noti o quelli del no facile scendessero in campo, prima ancora che l’inchiesta (cosa tecnicamente impossibile al momento, è ovvio) raggiungesse i reati commessi ed i colpevoli, prima ancora che definitivamente si tenesse a mente che l’equazione Roma+romani=corruzione, senza distinguere, evangelicamente, il grano dal loglio, e senza preoccuparsi di creare invece quella rete che consenta di coltivare il primo ed estirpare il secondo (cosa che una candidatura olimpica con leggi, regole e responsabilità precise favorirebbe perfino), prima ancora di tutto questo, ecco che per una semplice partita di calcio, meritatamente perduta, proprio dal mondo dello sport, da un dirigente dello sport, da un presidente di una squadra di serie A, il presidente Preziosi del Genoa, quella nefasta generalizzazione viene fuori. Con l’allusione tutt’altro che velata alle “cose strane” che succedono a Roma e che il presidente del Genoa non vorrebbe fossero anche nel calcio.



L’esternazione è delle peggiori. Prima di tutto, dal punto di vista dello sport, che ha sempre difeso la propria specificità. Buttarla in caciara, come si dice a Roma, lanciando accuse generiche non è mai servito allo svolgimento di un’inchiesta, al riconoscimento di una o più responsabilità. E mettere nel calderone anche lo sport è ingiusto oltre che nefasto.



Lo sport, in particolare il calcio che è il fenomeno più nazional-popolare del nostro Paese (e di tanti altri), non può essere utilizzato come cassa di risonanza per dichiarazioni che cadrebbero nel nulla se non avessero l’èco che l’ambiente dà loro: se il signor Preziosi l’avesse detta come tale, sarebbe stata una scemenza insensata; se lo dice il presidente Preziosi incide per via indiretta sull’immagine non solo della Roma, ma di Roma tutta, non solo dello sport, ma dell’Italia tutta.



E l’immagine è, questa sì, una cosa preziosa. Da sostenere, senza con ciò difendere i colpevoli di reati che anzi l’inchiesta in corso perseguirà come tutti ci si augura, accertando le responsabilità personali.



Ma anche ritenendo che non è quella la Roma (città, oltre che la squadra che ne porta il nome giallorosso) della maggioranza di noi, né è quello il nostro sport, il nostro Paese. Il Paese, lo sport, la città che vogliamo vivere. Che possiamo vivere. Che dobbiamo aiutare a far vivere alle ragazze ed ai ragazzi che, per esempio, in una candidatura olimpica, e nell’eventuale assegnazione, hanno, oltre a un sogno, una concreta possibilità di cominciare a costruirsi un altro futuro. Non sono “cose strane”: sono cose possibili.