Genoa-Milan, la lunga notte di Giampaolo

Marco Giampaolo si gioca tutto stasera nell'anticipo contro il Genoa
di Salvatore Riggio
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Sabato 5 Ottobre 2019, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 11:12
Sarà una partita interminabile per Marco Giampaolo quella di stasera a Marassi contro il Genoa, nel suo derby personale, visto il passato recente sulla panchina della Sampdoria. Soltanto pochi mesi fa aveva iniziato la sua nuova avventura con il Milan, orgoglioso di aver raggiunto questo traguardo e determinato a centrare gli obiettivi del club di via Aldo Rossi. Ma dopo sei giornate di campionato i buoni propositi sono crollati davanti all’evidenza delle tante difficoltà di questa società nel voler riemergere dalla palude degli ultimi anni. Un mercato lontano dalle idee di Giampaolo - non è mai stato acquistato nessun trequartista - e tanti obiettivi falliti (Sensi è andato all’Inter e Veretout alla Roma), hanno spinto i rossoneri lontano dal quarto posto, con un solo punto in più dalla zona retrocessione, occupata proprio dal Genoa. Così adesso con quattro sconfitte in sei giornate tutto è cambiato. A peggiorare la situazione è stata la pessima prestazione di San Siro contro la Fiorentina di domenica sera: da quel momento Giampaolo ha annusato l’esonero, nonostante la difesa pubblica di Paolo Maldini. Nemmeno una vittoria potrebbe salvarlo perché poi ci saranno almeno 48 ore di riflessione per cercare di capire il momento e analizzare i profili giusti dai quali poi scegliere il nuovo tecnico. Salvo nomi a sorpresa, in corsa ci sono Rudi Garcia, Arsene Wenger e Claudio Ranieri. L’ex tecnico della Roma era già tra i papabili del dopo Gattuso; il francese ha dichiarato di voler tornare ad allenare ed è profonda l’amicizia che lo lega con Ivan Gazidis, l’attuale ad rossonero, dai tempi dell’Arsenal; Ranieri è invece considerato il più adatto per ridare serenità a un ambiente depresso. 

ULTIMA SPIAGGIA 
Per salvare la panchina Giampaolo si affida a Piatek, alla ricerca del suo primo gol su azione dopo i due realizzati su rigore contro Verona e Torino: «Il Milan non può rinunciare alla sua punta più prolifica, anche se a volte è andato a vuoto. Altrimenti chi segna? I giocatori più importanti devono restare in trincea», ha detto l’allenatore. Poi, sul futuro ha aggiunto: «Se mi sento a rischio? Non bisogna ragionare con l’io, ma con il noi. Io ho la responsabilità di fare bene per il Milan, non per me stesso. Gli interessi individuali non contano nulla. La contestazione dei tifosi? Non la discuto, è giusta». Qualche ora prima aveva parlato con “Le Iene” all’uscita da Milanello: «Andarsene? Mai. Speriamo di arrivare a mangiare il panettone». Anche per Aurelio Andreazzoli sono ore difficili sulla panchina del Genoa: «Un progetto non si può giudicare in sei partite», si è difeso. Ma intanto trema anche lui. 
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