Galliani, una vita al fianco del Cavaliere
il geometra dell'età dell'oro milanista

Galliani, una vita al fianco del Cavaliere il geometra dell'età dell'oro milanista
di Ugo Trani
4 Minuti di Lettura
Sabato 30 Novembre 2013, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 09:00
Il geometra, l’antennista e lo juventino (come il primo Emilio Fede). Stuzzicare Adriano Galliani, 69 anni, facile. Tirando in ballo il passato che comunque non rinnega. E che gli scivola addosso giusto con un leggero fastidio. Tanto nel mondo è conosciuto solo come il braccio destro di Silvio Berlusconi. Insieme hanno reso la bacheca del Milan come nessun’altra nel pianeta. Con una collezione di 28 successi e trofei che, messa in fila in questi 27 anni, difficilmente sarà eguagliabile: scudetti (8), Champions League (5), Coppa Intercontinentale (2), mondiale per club (1), Supercoppa Europea (6) e Supercoppa Italiana (6).



Sono 27 gli anni passati in via Turati (da qualche settimana anche la sede è cambiata), ma addirittura 34 quelli al fianco del Cavaliere. Il primo approccio è dedicato alla tv: in attesa di entrare nel Milan nell’86, si mette in affari proprio con l’attuale presidente rossonero. Da piccolo imprenditore della Brianza, Galliani ha la prima intuizione della carriera nel ’79, quando cede il cinquanta per cento della sua azienda a Berlusconi, all’epoca proprietario di TeleMilano. E’ la Elettronica Industriale che produce i ripetitori, gli apparecchi per la ricezione televisiva: da anni si dedica a Telemontecarlo. Silvio e Adriano fonderanno subito Canale 5. In politica entra prima Galliani, come candidato sindaco a Monza per la Democrazia Cristiana. Nel calcio parte prima Berlusconi, sulla panchina dell’Edilnord, la squadra della sua impresa. Quando Farina lascia il Milan, ecco che i due si ritrovano a fianco per la restaurazione del Milan. Il geometra, da impiegato comunale, è intanto diventato vicepresidente del Monza. Per due stagioni, a partire dall’84: lì trova l’ex centravanti Braida che lo seguirà come direttore sportivo nel club rossonero. Nel luglio dell’86, gli elicotteri atterrano sul prato dell’Arena: l’idea di Adriano rende raggiante l’amico Silvio. E’ solo l’inizio di una storia infinita e vincente.



C’è Liedholm in panchina che però verrà presto affiancato da Capello che, dopo aver studiato da dirigente in Fininvest, sarà l’allenatore più amato dal presidente rossonero. Ma il primo vero tecnico dell’éra Berlusconi lo sceglie Galliani. Non lo conosce nessuno. E’ il romagnolo Sacchi, allena con un megafono per urlare di più. Cambierà il calcio italiano. A settembre rischia l’esonero, a fine stagione conquista lo scudetto. Il primo della nuova proprietà. L’anno dopo la Coppa dei Campioni e la Supercoppa Italiana, nella terza stagione la Coppa Campioni, la Supercoppa Europea e l’Intercontinentale. Sacchi, dopo quattro annate, lascia vincendo la Supercoppa Europea e l’Intercontinentale. Al suo posto Capello che vince 3 scudetti di fila e 4 in cinque stagioni, con l’accoppiata campionato e Champions nel ’94. Torneranno entrambi, dopo Tabarez, a fine anni ’90, quando Galliani, contro il parere di Berlusconi, chiamò Zaccheroni: scudetto al primo colpo, come con Sacchi e Capello. Nei 27 anni sono 10 i tecnici: gli ultimi Maldini, Terim, Ancelotti, Leonardo e Allegri.



Nel letto dell’albergo di Atene, la notte del 23 maggio 2007, Galliani sceglie di portare la Champions vinta contro il Liverpool di Benitez con doppietta di Inzaghi, a due anni dalla beffa di Istanbul contro i Reds sempre guidati dallo spagnolo che oggi è al Napoli. E’ la sua ultima, la seconda con Ancelotti, dopo il derby dell’Old Trafford contro la Juve di Lippi. Meglio di qualsiasi compagna è il trofeo più prestigioso che il Milan si aggiudica per la settima volta, la quinta di Adriano. Che nel 2004 ha intanto detto ancora sì: terzo matrimonio, con la modella marocchina Malika El Hazzazi. Per scaramanzia, il geometra che Panucci chiama Dottore e gli altri semplicemente signor Galliani, mette solo cravatte gialle. Soprattutto quando deve acquistare un giocatore e affrontare una trattativa delicata. Di top player ne ha presi un esercito. Gli olandesi Gullit, Van Basten e Rijkaard. E Papin, Boban, Savicevic, Weah, Rivaldo, Shevchenko, Ronaldinho, Ibrahimovic, Balotelli e Kakà, riportato a settembre in rossonero dal Real. Avrebbe voluto Xavi. Primo acquisto: Dario Bonetti. Da incorniciare il doppio scambio con l’Inter: Coco e Guglielminpietro per avere Pirlo e Seedorf.



Nel lungo percorso è anche inciampato. Nel ’91 ritirò il Milan di Sacchi dal campo, sull’1 a 0 per il Marsiglia, quando al Velodrome si era spenta qualche lampada dell’impianto di illuminazione: figuraccia storica, sconfitta a tavolino e squalifica per un anno dalle competizioni europee. Nel 2006, per le telefonate del collaboratore Meani ai guardalinee coinvolti in Calciopoli, si dimise da presidente della Lega: 9 mesi di squalifica poi ridotti a 5. L’anno dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio (plusvalenze taroccate) e a seguire il proscioglimento. Ma a piegarlo in modo definitivo, oggi come ieri, sono sempre state le figlie di Berlusconi: Marina lo ha spinto fuori da Mediaset, Barbara dal Milan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA