Roma, in bilico la gestione tecnica: Fonseca sotto esame

Roma, in bilico la gestione tecnica: Fonseca sotto esame
di Stefano Carina e Ugo Trani
4 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Gennaio 2021, 07:30

Il feeling tra Friedkin e Fonseca è plateale. Pubblico. Niente di misterioso o di nascosto, anche se la proprietà non commenta mai il risultato della Roma, nel bene o nel male, dopo ogni partita. Silenzio di approvazione o di irritazione. Sempre in altalena. Perché il rapporto, ovviamente professionale, dipende dalla classifica. Dal giorno del nuovo sbarco americano. L’allenatore, come recita già la clausola nel suo contratto, viene confermato solo se permetterà alla società giallorossa di partecipare alla prossima edizione della Champions (si giocherà il posto nel girone di ritorno). Addio in caso contrario. Niente di nuovo, insomma, sotto le macerie del derby appena perso. Anche perché la nuova stagione somiglia troppo a quella vecchia. L’ultima partita, il 6 agosto a Duisburg e poche ore dopo l’uscita di scena di Pallotta, è la fotocopia di quelle viste dopo l’estate. Il portoghese non trovò le contromosse contro Lopetegui che lo umiliò come Gattuso, Gasperini e Inzaghi.

PASSO INDIETRO
La Roma è entrata in zona Champions alla fine dell’anno passato, il 23 dicembre battendo il Cagliari. Al 14° turno. La risalita con l’en-plein contro le formazioni meno quotate della serie A: 30 punti dei 37, con 10 successi su 10. Il resto è il misero raccolto con le big o comunque le rivali più attrezzate: 4 pareggi (5 contando quello di Verona poi perso per il pasticcio-Diawara) e 4 ko. Pesantissimi quelli contro il Napoli, l’Atalanta e la Lazio. Perché i giallorossi non si limitano a perdere. Vengono umiliati. Già 29 le reti incassate (26 sul campo: difesa comunque non da vertice, ma da metà classifica), a conferma che la situazione è peggiorata nonostante il tecnico sia convinto che il rendimento è cresciuto. Niente di vero. Nel campionato scorso, dopo 18 giornate, erano stati 19 i gol subiti (10 in meno). E migliore pure la differenza reti: + 14. Ora + 8, tanto da trovarsi a quota 34 (-1 rispetto all’ultimo torneo) con gli stessi punti del Napoli e +2 sull’Atalanta (avanti però negli scontri diretti e nella differenza reti, come Gattuso).

Senza dimenticare che entrambi debbono recuperare, come la Juve, una partita. Ecco perché Fonseca si aspetta qualche rinforzi a gennaio: lo sanno bene Ryan Friedkin e Tiago Piunto che si dedicano al mercato.

NUOVA FRENATA
Ulteriori dati su cui riflettere: contro le 6 big (Juve, Milan, Inter, Napoli, Atalanta e Lazio) i giallorossi hanno subito 18 reti (media di 3 gol a partita), palesando in alcuni di questi match delle difficoltà a produrre gioco. Se si eccettuano le gare con Juventus e Inter - anche se contro i nerazzurri gli expected gol non arrivano a 1 (0.90) e il forcing finale è agevolato dai gravi errori di Conte nelle sostituzioni - quando si alza l’asticella la Roma su azione fatica a rendersi pericolosa. Nel derby il primo tiro in porta arriva all’85 sullo 0-3 (0,64 expected gol); contro il Napoli Meret non compie una parata (0,31 expected gol). Discorso che si può estendere ai match con il Sassuolo e il Verona (ottavo e nono in classifica) dove l’attacco rimane a secco. E paradossalmente il copione si ripete anche contro il Milan. I tre gol segnati arrivano infatti da palla ferma (due angoli e un rigore). Per carità un merito ma che ha coperto quello che è stato evidente nel derby e in altri frangenti: su azione, quando il livello dell’avversario lievita, la Roma fatica maledettamente a rendersi pericolosa. Chi affronta i giallorossi, ormai, prova a sfruttare la superiorità in mediana. Se con le piccole Fonseca riesce a venirne a capo perché i due esterni vincono spesso e volentieri i rispettivi duelli, allargando così il campo e permettendo alla qualità dei trequartisti di sfondare in mezzo, contro le grandi squadre questo non sempre accade. E qui arriva probabilmente il vero capo d’accusa nei confronti del tecnico: quello di restare inerme quando la partita non va come lui l’ha studiata. Il riferimento non è soltanto alle sostituzioni ma alle modifiche tattiche in corsa. Che non sempre arrivano. E quando ci sono, spesso si rivelano tardive. 

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