Deschamps l’antipatico che insegue Zagalo e Beckenbauer

Deschamps l’antipatico che insegue Zagalo e Beckenbauer
di Ugo Trani
2 Minuti di Lettura
Martedì 10 Luglio 2018, 10:30
Didì, nella volata in Russia, guida la nazionale più quotata. Di nome e di rosa. Del resto non ci sono più il Brasile, la Germania e la Spagna, cioè il top del pianeta. In Francia, però, avrebbero fatto a meno di lui. Didier Deschamps non piace ai suoi connazionali. Questione di estetica. Eppure la solidità e l’efficacia sono le stesse che usò il regista (e il capitano), lucido e lineare, dei 2 successi di fila dei Bleus, il mondiale del ‘98 a Parigi e l’Europeo del 2000 a Rotterdam. In bacheca e nella storia restano. E se domenica prossima dovesse alzare la coppa a Mosca si unirebbe a Zagalo e a Beckenbauer, gli unici a vincere in campo e in panchina (il suo sarebbe un tris inedito, grazie al titolo continentale strappato con il golden gol all’Italia di Zoff).
CT DI SOSTANZA
I Bleus non danno spettacolo: ecco perché in Francia lo avrebbero voluto giù dal trono prima della partenza per la Russia, addirittura il 31 maggio, quando Zidane si dimise, dopo aver festeggiato la terza Champions con il Real. «Ora sono solo concentrato sul mondiale. Poi ci sarà un dopo, per me e i giocatori. Ma ho altri due anni di contratto». Didì rispose alla vigilia dell’amichevole di Nizza contro l’Italia di Mancini. Ma 40 giorni fa non avrebbe mai pensato di rinunciare al prossimo Europeo. Adesso, invece, potrebbe copiare proprio Zizou, in caso di successo nella finale ancora da conquistare (stasera il big match contro il Belgio). Deschamps è pronto a giocare d’anticipo, entrando nel futuro dalla porta principale. Da dirigente. La serietà, la professionalità e lo spessore lo lanciano pure come nuovo possibile presidente.
PRIORITÀ AL RISULTATO
Questa stagione è stata la più tormentata. L’Isis lo ha inquadrato come «nemico di Allah»: così nell’amichevole di Colonia contro la Germania, a fine novembre, ha avuto la scorta in panchina. Dove siede, come ct dei Bleus, dal 2012. Fin qui si è arreso solo ai campioni: nel mondiale del 2014 in Brasile, cadde nei quarti contro i tedeschi che poi conquistarono il loro 4° titolo; nell’Europeo del 2016 in Francia in finale contro il Portogallo. Lo scarso affetto del suo Paese nasce da quel ko in casa. Gli contestano pure le ultime covocazioni, le esclusioni eccenti di Lacazette, Martial, Rabiot e Benzema. I suoi giovani non lo hanno, però, tradito. Difende da italiano: l’esperienza da giocatore della Juve di Lippi l’ha accompagnato in Russia. Non concede niente agli avversari, prima che agli spettatori. Essenziale alla meta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA