Roma, Totti detta le sue condizioni: incarico con più poteri o pronto all'addio

Totti
di Ugo Trani
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Venerdì 14 Giugno 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 17:48
«In questo momento vengono dette e scritte tante parole, cercando di ipotizzare i miei pensieri e le mie scelte. A breve il mio punto di vista nella giusta sede…». Su Twitter e Instagram, a metà pomeriggio, qualche parola di Totti. Il messaggio è alla piazza e soprattutto alla Roma. Garantisce che farà chiarezza. E correttamente inizierà con chi dovrebbe essere il suo interlocutore. Se servirà, spiegherà pure ai tifosi. Deve, però, intervenire per non essere usato. Capita di questi tempi, e non solo a lui, attorno al pianeta giallorosso. C’è chi ne interpreta il ruolo per interposta (e conosciuta) persona. E c’è qualche ventriloquo che, anche per iscritto, racconta come l’ex capitano vive i giorni dell’ennesima rifondazione decisa dalla proprietà Usa. Meglio, dunque, essere diretti. E definitivi. In un senso o nell’altro. Francesco, una volta per tutte, proverà a dettare le sue condizioni. Ecco perché non ha ancora risposto all’offerta ricevuta il mese scorso: gli piace il ruolo di dt. Ma l’etichetta non gli basta. Vuole essere operativo e non lo è. E, se la situazione non cambia, si chiamerà fuori (possibile nuova avventura in Federcalcio).

POSIZIONE SCOMODA
Totti, e lo sanno bene i suoi cari nemici, è solo spettatore della nuova restaurazione. Oggi come ieri. E come ha detto in pubblico De Rossi nel giorno dell’addio alla Roma, ammettendo che l’ex compagno, da dirigente, «incide poco». Daniele ha vissuto accanto a Francesco che, da quando ha cambiato mestiere, ha solo suggerito Ranieri, bloccando il tentativo di Baldini di portare Paulo Sousa. L’unico intervento, in 2 anni, per respingere l’ingerenza del suggeritore di Pallotta. Ma, prima e dopo, niente. Nella programmazione della prossima stagione, non ha scelto né il ds né l’allenatore. Ha proposto a vuoto. Petrachi e Fonseca sono indicazioni di Baldini, sposate da Fienga e accettate da Pallotta. La Roma è cosa loro. L’ex capitano assiste e, spesso, non capisce. A Madrid, la scorsa settimana, fu tagliato fuori dall’incontro con Fonseca, al quale hanno partecipato Fienga e Petrachi. L’allenatore, prima di spostarsi in Spagna, ha fatto però sosta a Londra per ricevere la benedizione del papa di Reggello. Questa è la Roma di altri. Non di Totti, assente nonostante lo abbiano attirato con il ruolo di responsabile dell’area tecnica.

RUOLO DI FACCIATA
Il futuro (?) dt ufficialmente non ha partecipato al vertice perché la sua presenza avrebbe dato troppo nell’occhio. Non quella del ds che, in teoria, è ancora a libro paga del Torino... Meglio esportare, intanto, il ceo che nel giorno del saluto a De Rossi è stato sincero: «Io non so di calcio, sto studiando». Ecco perché vorrebbe accanto Francesco (più presente, però): ha chiesto la sua promozione a Pallotta. E l’ha ottenuta. Il presidente, nella lettera ai tifosi, ha ringraziato ed elogiato proprio Totti: «Sono stato testimone di quanto stia proseguendo la maturazione di Francesco come dirigente. La sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Guido riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro».

SOLITO  TEATRO
Ma sempre nella lettera di Pallotta, pure la consacrazione di Baldini. «Franco è chiaramente un mio consigliere e confidente da molto tempo Con discrezione ha sempre permesso alla società di incassare molti soldi». Negli ultimi tre summit all’estero Baldini sempre presente, mai Totti (coinvolto, in ritardo, solo nel terzo e chiamatosi fuori perché scavalcato ultimamente dall’Inghilterra su ogni decisione): a Lontra (ottobre), a Boston (marzo) e di nuovo nella City (mercoledì). La proprietà Usa premia Francesco con la medaglia al petto di direttore tecnico. Ma poi lo tratta da figurante. Pure sul mercato, dove opera Petrachi con la supervisione di chi detta ogni strategia da Londra (è il motivo del no di Campos). Totti, dopo la telefonata di ieri, incontrerà nel weekend Fienga, rientrato in serata nella Capitale e già scottato dallo strappo con Rossi (solo un mese fa). Non intende mettere la faccia su quanto non gli appartiene. Ancora di più essere il testimonial dell’austerity. Non ha mai chiesto l’aumento dell’ingaggio nè la testa grigia di Baldini. Nessuno gliel’ha offerta, cosi come non ha mai creduto a quanto messo in giro da Franco: pronto a fare un passo indietro. E magari una pedalata in più nel tempo libero.
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