Roma, Fonseca e Dzeko separati a Trigoria e uniti nel destino: addio in coppia

Fonseca e Dzeko (foto Gino Mancini)
di Ugo Trani
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Sabato 17 Aprile 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 10:18

Separati in casa, non in campo. Divisi nello spogliatoio, uniti nel destino. Paulo Fonseca ed Edin Dzeko sono i testimonial dell’avventura della Roma in Europa League, con l’obiettivo di alzare il trofeo il 26 maggio nel cielo di Danzica e magari di salutare i Friedkin proprio nella notte in Polonia. Sarebbe la exit strategy migliore per entrambi che, in crisi dalla scorsa stagione, avrebbero comunque voluto interrompere il loro rapporto professionale già all’inizio di questa e comunque lo avrebbero poi fatto a giugno. L’ideale per l’allenatore e anche per il centravanti sarebbe dire addio dopo aver sistemato la coppa nella bacheca di Trigoria, mai più riqualificata dal 2008, quando Spalletti e Totti, all’epoca ancora amici carissimi, sollevarono la Coppa Italia, la nona della società giallorossa. L’unica vittoria nelle competizioni continentali è lontana quasi 60 anni: capitan Losi festeggio all’Olimpico nell’ottobre del 61 il trionfo in Coppa delle Fiere, poi diventata Coppa Uefa (e adesso Euroleague).

PERCORSO ANNUNCIATO
Fonseca e Dzeko lo hanno già detto in pubblico giovedì sera dopo il pari contro l’Ajax, utile per andare in semifinale ad affrontare il Manchester United di Solskjaer, Pogba, Rashford e Cavani. Si presenteranno insieme anche all’Old Trafford, la sera del 29 aprile, per ribaltare il pronostico e al tempo stesso per iniziare il countdown: -3 partite (è il numero perfetto e quello che si augurano) al traguardo, da sommare comunque alle 8 di campionato. Sul domani che ormai è quasi il presente, hanno risposto con la stessa eleganza e con l’identico messaggio. «Ora conta la Roma». Paulo è stato più deciso: «Non so se allenerò la Roma anche l’anno prossimo. So solo che guiderò la squadra contro il Torino. La semifinale non cambia niente nel rapporto con la società». Dzeko, invece, non ha anticipato il divorzio, limitandosi al classico «Vediamo» quando gli è stato chiesto se vestirà la maglia giallorossa anche nella nuova stagione (il suo contratto scade il 30 giugno del 2022). «La fascia di capitano è un onore, ma io gioco per la Roma e non per la fascia. Se sto in campo do tutto per questa squadra: ieri, oggi e anche domani.

Ma è presto per parlare di futuro, guardo solo al finale di stagione». Il portoghese, a differenza del bosniaco che è vincolato per un altro anno (la prossima settimana Pinto vedrà il suo manager per proporre la risoluzione), può restare a Trigoria solo in caso di vittoria dell’Europa League: la conferm, però, scatta solo con la partecipazione alla Champions, garantita pure dall’eventuale successo a Danzica. E potrebbe poi essere l’allenatore a decidere di andar via, essendo stato messo in discussione già in estate. Anche se il gm Tiago Pinto gli ha fatto da scudo, la proprietà non lo ha mai difeso pubblicamente. Il silenzio dei Friedkin è diventato rumoroso per il tecnico. Il centravanti, invece, ha incassato male la scelta del club, su indicazione di Fonseca, di togliergli la fascia. In più Dzeko non dimentica di essere stato spinto verso il Chelsea (gennaio 2018), l’Inter (agosto 2019), la Juventus (settembre 2020) e trattato di nuovo con la società nerazzurra (gennaio 2021).

TREGUA PER LA VITTORIA
Paulo ed Edin, dunque, in bilico dentro Trigoria. Ma al potere in Eutopa League. La promozione di giovedì ha permesso alla Roma di agganciare il Tottenham al 14° posto del ranking Uefa. L’allenatore e il centravanti sono i simboli del ribaltone giallorosso: l’exploit in coppa sposta in secondo piano il deludente 7° posto in campionato. Fonseca e Dzeko, insomma, al comando, nonostante il feeling interrotto già lo scorso luglio dopo il ko contro il Napoli (3° consecutivo e addio alla Champions). E saltato definitivamente dopo l’eliminazione del 6 agosto a Duisburg. Il bosniaco criticò davanti alle telecamere il portoghese, contestando la strategia scelta contro il Siviglia. Recidivo poi il 19 gennaio contro lo Spezia che spinse la Roma fuori dalla Coppa Italia. Quella sera perse la fascia e il posto (2 volte di fila finì tribuna): in campionato è tornato titolare dopo 2 mesi. Adesso con le prestazioni e i gol se l’è ripreso, almeno in Europa League, dove il capocannoniere è il rivale Mayoral con 7 reti. Ma i 117 in giallorosso dell’attaccante pesano di più. Come i consigli del leader che all’Olimpico, dopo aver segnato, ha consigliato ai compagni come comportarsi in campo. Tatticamente si è sostituito a Fonseca. Come a tenere aperto il contenzioso, insieme con la stagione.

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