Florenzi, capitano poco amato. Domani la prima volta da ex

Florenzi, capitano poco amato. Domani la prima volta da ex
di Stefano Carina
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Mercoledì 5 Gennaio 2022, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 19:00

ROMA Per chi crede al destino, non può essere un caso che la prima la prima volta contro la Roma, Florenzi la giocherà nello stadio in cui ha segnato il primo gol in Serie A nove anni fa, proprio con i giallorossi. Cross di Totti, Alessandro non se lo fa ripetere due volte e di testa spedisce alle spalle di Castellazzi, segnando il primo dei tre gol con i quali giallorossi vinceranno contro l'Inter (3-1). Era la Roma dello Zeman bis, era soprattutto un Florenzi che sembrava poter ambire a seguire le orme di Totti e De Rossi. Nove anni dopo, si ritrova invece avversario, con la maglia del Milan.

Un addio lento, consumato in silenzio, preceduto da due trasferimenti in prestito (Valencia e Psg) ai quali non ha mai fatto spazio un reale tentativo di riconciliazione.

Perché se è vero che per le due parentesi all'estero la motivazione era perlopiù tecnica (Fonseca lo vedeva poco, preferendogli Karsdorp), nell'ultima estate sia la società che il calciatore non hanno fatto nulla per provare a ricucire. La Roma aveva deciso di alleggerire il monte-ingaggi, Alessandro - ad un anno dalla scadenza - aspettava semplicemente che lo strappo si materializzasse.

E così, non è servita nemmeno la telefonata di stima di Mourinho a convincerlo. Florenzi ha deciso di continuare ad allenarsi con gli esuberi a Trigoria, nell'attesa che il Milan si facesse avanti. Non è dunque partito per l'Algarve e la sua è stata una scelta condivisa dalla società, altrimenti essendo all'epoca un tesserato giallorosso, qualora avesse ricevuto la convocazione, non si sarebbe potuto opporre. Le scelte, da entrambe le parti, erano state già prese. A fine estate, ha salutato in modo definitivo, mettendosi alle spalle tanti ricordi, tra cui il pallonetto al Barcellona da metà campo che all'epoca fece il giro del mondo. Nella Roma e a Roma, dopo il periodo di Garcia (che culminò nell'esultanza con nonna Aurora in tribuna), ha sempre diviso. Il suo fardello, oltre al tira e molla per il rinnovo contrattuale ai tempi di Monchi che non piacque alla tifoseria, è stato quello di arrivare dopo due mostri sacri che per 20 anni avevano rappresentato l'universo giallorosso. A tal punto che Alessandro, quando ereditò la fascia da capitano, mise le mani avanti: «Non sarò mai come Totti o De Rossi». Aveva ragione. Probabilmente però non pensava nemmeno lui che sarebbe andata a finire così.

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