FALLIMENTO
L'allenatore è passato dalle stelle alle stalle. Qualche sprovveduto lo aveva persino paragonato al grandissimo Maestrelli. Ma i primi segnali negativi sono arrivati dalla fase di ritiro, con tutte le amichevoli perse, compresa quella con il Vicenza, per non parlare del teatrino della fascia di capitano che ha diviso lo spogliatoio. Si pensava a una Lazio da inquadrare ma la finale di Supercoppa, giocata contro una Juventus non ancora pronta, segnò l'inizio della fine. Sconfitta senza attenuanti, senza un tiro in porta. Da buon aziendalista ha accettato una campagna acquisti sballata e inadeguata, ha affermato che il reintegro di Mauri avrebbe sistemato l'attacco, per poi rimangiarsi tutto, ha gestito male le risorse tecniche, ha ”accantonato” Morrison per tutto il torneo. La nottataccia di Leverkusen, nonostante le dichiarazioni bellicose della vigilia, ha bruciato le speranze di giocare la Champions. Eliminazione senza rimpianti, in balia dei tedeschi, che brucia ancora. Pioli promise il riscatto immediato ma arrivarono 2 storiche umiliazioni: 4-0 in casa del Chievo, 5-0 a Napoli. Ed ancora il derby perso dell'andata e la sesta sconfitta, su 6 incontri, con la Juve in Coppa Italia. In quasi 2 anni ha steccato tutti gli appuntamenti importanti e non ha neppure sfruttato il regalo di Higuain dal dischetto. Pioli, che ha sempre raccontato di vedere il bicchiere mezzo pieno, è andato anche oltre. Il suo ”innamoramento” per il greve Djordjevic ha avuto dell'inspiegabile: l'ha sempre preferito a Klose. Lontano dalle posizioni nobili della classifica, già a febbraio, sperava di arrivare in finale di Europa League: altro fumo, altra illusione. Fuori contro il primo avversario discreto, subendo gol in contropiede. Undici sconfitte in campionato, 4 nelle coppe: ha distrutto quel poco di Lazio che era rimasto in piedi dalla passata stagione.E' rimasto provinciale senza mai calarsi nella realtà di una grande squadra: saranno davvero in pochi a rimpiangerlo.