Fifa, per il dopo Blatter è duello tra Infantino e Al Khalifa

Fifa, per il dopo Blatter è duello tra Infantino e Al Khalifa
di Benedetto Saccà
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Mercoledì 23 Dicembre 2015, 10:13
ROMA A lungo convinti di poter vivere in un eterno presente, Joseph Blatter e Michel Platini, d'improvviso, sono rotolati nella buca della memoria. Sono passati; e già appartengono al passato del pallone mondiale. Potrà forse sembrare incredibile, ma la Fifa ha scelto subito di voltare pagina per poter riscrivere il proprio futuro. Doveva e, probabilmente, da tempo voleva sciacquar via lo sporco dalla ferita. Da oggi, insomma, si pensa a domani. Così, ad aprirsi a ventaglio è uno scenario dalle mille ramificazioni. Per cominciare va annotato che, ricevendo la condanna del Comitato etico a otto anni di squalifica, Platini ha dedotto di non poter più partecipare alla corsa verso le elezioni presidenziali della Fifa del 26 febbraio. Perché dovrà rivolgersi prima alla Corte d'appello e poi al Tas di Losanna, come peraltro ha ricordato la Fifa agli avvocati del francese: e la procedura richiederà non meno di 70 giorni, dunque troppi per consentire a Michel di prendere parte alle presidenziali. Secondo la normativa della Fifa, la lista definitiva dei candidati deve essere compilata un mese prima della tornata elettorale: per intendersi, non oltre il prossimo 26 gennaio, quindi tra appena 34 giorni. Azzerata e rimossa, a ben vedere, ogni ipotesi di una scorciatoia. E sfumati tutti i possibili sogni presidenziali.
TIMORI E COLLOQUI
Mancando Platini, che pure aveva opposto ai giudici del Tas una linea difensiva piuttosto sostanziosa, a contendersi il trono di Zurigo sono rimasti in cinque: vale a dire lo svizzero Gianni Infantino, segretario generale della Uefa; il bahreinita Salman Bin Ibrahim Al-Khalifa, presidente della Confederazione asiatica e vice presidente della Fifa; il francese Jerome Champagne, ex vice segretario della Fifa; il politico Tokyo Sexwale, ex ministro sudafricano; e Ali bin Hussein, principe di Giordania. Chi vincerà? Ascoltando i sussurri e interpretando i silenzi, spicca su tutte la possibilità di un duello finale che contrapporrà Infantino e Al-Khalifa, forti di una mappa di appoggi e alleanze smisurata. Viceversa Champagne appare ancora molto (se non troppo) legato alle logiche e agli apparati di Blatter, mentre Sexwale fatica a uscire dall'ombra di fragili coalizioni. Quanto a bin Hussein, è vero che nel maggio scorso è riuscito ad acciuffare 73 voti nella lotta con Blatter, ma è pure utile sottolineare che negli ultimi mesi il quadro degli equilibri è del tutto cambiato. Volendo esemplificare, per essere eletto il 26 febbraio al secondo scrutinio, ad Al-Khalifa (o a Infantino) basterebbe ottenere le 53 preferenze della Uefa, le 46 dell'Asia e, a scelta, altre cinque tra le 110 restanti. In via molto riservata e poco pubblica, le diverse campagne elettorali camminano lente, nell'assoluto timore di dover assistere a nuovi passi della giustizia svizzero-americana. Parallelamente, però, anche la Uefa tenta ora di capire quale strada imboccare. Del resto ogni decisione ormai dipende da Infantino: non vincesse a Zurigo, potrebbe candidarsi alla poltrona lasciata da Platini; vincesse invece in Svizzera, obbligherebbe il calcio europeo a individuare una nuova figura di vertice, a pochi mesi dagli Europei. Intanto è stato già fissato in agenda un congresso straordinario della Uefa per il 25 febbraio. Non a caso.
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