Roma, ecco la coppa per ritrovare il successo e sognare la Champions

Fonseca (foto Mancini)
di Ugo Trani
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Giovedì 20 Febbraio 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 08:59
«La pressione non c’è solo qui. E chi allena a questo livello deve conviverci». Fonseca, abbastanza indispettito, cancella l’ultimo alibi alla squadra e soprattutto alla società che spesso si è rifugiata nella più goffa delle giustificazioni per motivare ogni figuraccia. La favola dell’ambiente non è proprio più spendibile e il portoghese è solo l’ultimo degli allenatori giallorossi a metterla in piazza. Non ce ne sarebbe stato bisogno, ma Paulo va dritto al bersaglio: «La prima cosa che ho sentito, appena arrivato, è stata: qui è difficile perché c’è tanta pressione. Se però un allenatore non vuole riceverla, non può guidare una grande come la Roma. Esiste in ogni club. Non è un problema, ma una situazione semplice: se non avessi voluto pressioni, non sarei qui. E non potrei allenare formazioni che vogliono vincere. E non sono diverso da altri colleghi: quando non vinco, le critiche sono sempre più forti. Questo accade qui e in tutto il mondo. Ma qui è una scusa. Non per me. Perché succede ovunque quando non si vince». In stile over and out: passo e chiudo.

OCCASIONE UNICA
E allora via col Gent, ospite stasera all’Olimpico per l’andata dei sedicesimi di Europa League: «Abbiamo due chance per andare in Champions: campionato e coppa. Ma in questo momento non possiamo pensare di vincere qualcosa se non torniamo ad essere una squadra. E se non riacquistiamo fiducia. In settimana abbiamo lavorato bene, il gruppo sta meglio e la vedo preparata. Ma l’avversario è forte». L’ottimismo c’è, insomma, anche se l’allenatore non può certo insabbiare il flop dopo le feste di Natale. In casa, nel 2020, la Roma ha tra l’altro perso 3 volte su 4 (più il pari nel derby) e non ha più vinto dal 15 dicembre (contro la Spal ultima). Fonseca, nonostante sia tornato nella Capitale con il 3° ko di fila, vorrebbe quasi ripartire dalla prestazione di Bergamo: «Pure se abbiamo sbagliato nei dettagli, a livello strategico la squadra ha fatto bene. Non ricordo nessuna squadra contro l’Atalanta che abbia concesso poche occasioni da gol. Difensivamente abbiamo fatto una buona partita». Eppure nel nuovo anno i giallorossi hanno incassato di media 2 gol a partita (18 in 9 gare). «Non c’entra il sistema di gioco, ma la concentrazione: la squadra è meno tranquilla. Sente che qualsiasi dettaglio può far prendere gol. Poi non è normale subirne da palla inattiva. Ci addestriamo per questo». Smalling, intanto, non dà anticipazioni sul suo futuro. «Di Roma mi piace tutto, ma ora penso solo a giocare». Non ad altro, nemmeno allo sbarco di Friedkin.

PRECEDENTE DATATO
Se la Roma ha già contato nel 2020 fino a 7 sconfitte in 9 partite (6 in serie A e 1 in Coppa Italia), il Gent invece cavalca l’onda dell’entusiasmo. Addirittura non perde da più di 2 mesi: in trasferta l’ultimo ko, il 15 dicembre contro Il Kv Oostende. In campionato, con 5 vittorie e 2 pareggi in 7 match, è al 2° posto, ma con 9 punti di distacco dal Bruges. Ecco che pure per Thorup, come per Fonseca, la priorità va all’Europa League. Fin qui vissuta da protagonista: dopo aver superato 3 turni di preliminari, ha chiuso da imbattuto la fase a gironi (imitato solo dal Braga) e vinto il gruppo I davanti al Wolfsburg. Davanti è ispirato dall’inizio della stagione: 79 i gol realizzati (54 nelle 26 partite di Pro League). L‘esterno canadese David è già a quota 19, il centravanti Depoitre a 15. Indisponibile, invece, il nazionale ucraino Yaremchuk, operato al tallone il mese scorso dopo aver realizzato 17 reti. L’attaccante ivoriano Niangboo, 7 reti nelle 14 gare giocate con il Wolfsberger, ha già affrontato i giallorossi in questa edizione del torneo con il club austriaco. Da gennaio in Belgio, si è presentato con 2 gol da subentrato nei primi 2 match e all’Olimpico, il 12 dicembre nella partita finita 2-2, causò l’autorete di Florenzi per il momentaneo 1-1. Il Gent, tanto per essere chiari, non è più quello dell’estate 2009 (terzo preliminare), battuto in casa (3-1) e umiliato fuori (1-7).
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