Eriksson: «Lazio sei bella, in Champions e in campionato tifo per te. Inzaghi mi ha sorpreso»

Eriksson: «Lazio sei bella, in Champions e in campionato tifo per te. Inzaghi mi ha sorpreso»
di Emiliano Bernardini
6 Minuti di Lettura
Lunedì 7 Dicembre 2020, 02:25

L’ultimo, o meglio l’unico, a portare la Lazio tra le migliori 16 d’Europa è stato Sven Goran Eriksson. Che poi, a dir la verità lo svedese nell’anno dello scudetto (1999-00) arrivò fino ai quarti, fermato dal Valencia di Cooper. La formula, infatti, prevedeva che dopo il primo girone non ci fossero gli ottavi ma un altro girone da 4 squadre. La stagione successiva (2000-01) i biancocelesti si fermarono proprio a questa seconda fase. A distanza di 20 anni Simone Inzaghi può eguagliare il suo maestro.

Lazio e il sogno Champions


«Mi renderebbe molto orgoglioso. La Lazio sta facendo molto bene con Simone in panchina. Ormai sono molti anni che allena la Lazio e ha fatto crescere tanto la squadra. Domani gioca in casa nella Champions League e sono convinto che possa riuscire a tagliare questo traguardo. Il Bruges è inferiore ai biancocelesti come potenzialità, per questo dico che sono i favoriti e io farò il tifo per loro».


Eriksson come si affrontano queste partite? Su cosa di deve puntare?
«Rispetto al campionato giochi contro squadre che conosci meno.

Inoltre non c’è tempo per recuperare se sbagli. E’ una partita da vita o morte. Conta tantissimo l’aspetto mentale. E’ la testa che farà la differenza. La Lazio è in casa e anche se non c’è il pubblico sarà comunque un fattore determinate. E poi diversi giocatori di questa rosa lavorano da anni per andare in Champions e ora che hanno davanti un grandissimo obiettivo non credo che sbaglieranno partita».


A proposito di testa, in molti hanno criticato la Lazio per i black out prima delle gare di Champions. Come si evitano?
«Se lo sapessi ora sarei l’allenatore del Barcellona. E’ impossibile pensare di vincere tutte le partite. Serve la testa ma non è sempre possibile quando c’è un grande incontro all’orizzonte. E’ successo a tutti di perdere. Anche ai più grandi. Bisogna evitarlo ma non è un dramma». 


Per anni si è detto che la Lazio non era in grado di fare il salto di qualità, vedendola in queste ultime due stagioni secondo lei ci è riuscita?
«Credo proprio di sì. Non è facile imporsi in Europa come sta facendo. Non ha perso nessuna partita del girone. Vedo un atteggiamento diverso e una maggiore consapevolezza nei giocatori».

 

 
Vuole dare un consiglio a Simone?
«Simone non ha bisogno di consigli, sa benissimo come si fa a raggiungere il maestro (ride, ndr)».


Guarda spesso le partite della Lazio?
«Quest’anno me ne sono persa qualcuna ma lo scorso anno le ho viste tutte. La squadra gioca alla grande. Il miglior calcio d’Italia. Una squadra imprevedibile e divertente. Poi è sparita quando c’è stato il lockdown. Non so cosa sia successo, non posso dire io se è stato un problema di testa o di altra natura. Però sono convito di una cosa: senza lo stop la Lazio avrebbe vinto lo scudetto».


Occasione persa?
«C’è stata una pandemìa, nessuno poteva prevedere questo. C’è rimpianto certo, ma vedo la Lazio pronta per vincerlo. Sono sicuro che prima o poi ci riuscirà».


C’è un giocatore che avrebbe voluto nella sua Lazio?
«Ciro Immobile, facile. Uno che fa 30 gol a stagione chi non lo vorrebbe?».


Eppure qualcuno lo critica
«Ha vinto la Scarpa d’Oro come si può criticarlo? Io l’avrei voluto nella mia Lazio e lo avrei fatto giocare molte volte».


Se lo aspettava un Inzaghi così bravo in panchina?
«Se me lo avessi chiesto 20 anni fa avrei detto di no (ride ancora, ndr). Ma ha fatto un grande lavoro partendo dal settore giovanile. Non mi sorprende che stia facendo così bene, e lo stesso vale per il fratello. Hanno sempre vissuto di e per il calcio».


Da Inzaghi a Mancini, un altro suo discepolo
«Ecco Roberto non è una sorpresa per me. Di lui avrei detto 30 anni fa che sarebbe diventato un grandissimo allenatore. Già ai tempi della Sampdoria. Seguiva tutto. Era giocatore, allenatore, presidente... guidava anche il pullman».


Ha riportato l’Italia a grandissimi livelli
«Ha fatto un super lavoro. Dopo l’eliminazione con la Svezia l’Italia era crollata, lui non solo l’ha riportata in alto ma ha riportato il calore della gente. Credo che sia una delle favorite per vincere l’Europeo». 


Quanta differenza c’è tra fare il ct e l’allenatore?
«Tanta. Quando alleni un club li ha tutti i giorni a disposizione, mentre in Nazionale devi tirare fuori il meglio in quelle poche finestre in cui li alleni. C’è poco tempo a disposizione e per questo non si riescono a fare delle rivoluzioni. Mancini è stato grande anche in questo perché la sua Italia è come se fosse una squadra di club».


Inzaghi, Mancini, Simeone, Conceicao, Mihajlovic... che effetto le fa vedere così tanti suoi giocatori diventare allenatori di successo?
«Non sono stato mica il loro unico allenatore (ride, ndr). Mi fa molto piacere che abbiano fatto tanta strada. E’ bello vedere che oltre a quello che abbiamo fatto sul campo ho lasciato in loro qualcosa che gli è stato di aiuto per il futuro».


Tornando al campionato italiano, c’è una favorita quest’anno?
«Mi sembra ci sia molto più equilibrio. La Juve, dopo aver vinto 9 scudetti di fila non sta dominando».


Una serie A più bella?
«Sì, decisamente. Magari i tifosi della Juventus non saranno d’accordo ma per me se ci sono più squadre che lottano è meglio».


Ci faccia una classifica
«Ora c’è il Milan che sta andando molto forte. La Lazio ha recuperato. E comunque occhio sempre alla Juventus. Sono abituati a vincere e anche quando non partono bene poi riescono sempre a rifarsi». 


A proposito di Milan: Ibrahimovic sta facendo cose incredibili
«Nessuno avrebbe immaginato una stagione così a 39 anni. A questa età quello che fa lui credo che possano farlo in pochissimi. Sta sorprendendo tutto il mondo. Anzi dirò di più: sta giocando meglio di 2-3 anni fa».


Eppure non ha mai vinto il Pallone d’Oro
«La sua sfortuna è aver incontrato nella sua epoca due come Messi e Cristiano Ronaldo, altrimenti lo avrebbe vinto quasi sempre lui».


Potrebbe tornare in Nazionale?
«In Svezia sono tutti orgogliosi di lui. Zlatan è il più grande di tutti in patria e per questo in molti stanno facendo il tifo per rivederlo in Nazionale. Glielo stanno chiedendo tutti. Questo però dipenderà da lui e dal ct Janne Andersson. Credo che sia un peccato che per tutti questi anni non abbia vestito la maglia della Svezia. Ma penso che ora sia arrivato il momento di fare pace».


Finita la pandemìa che desiderio ha per il calcio?
«Rivedere i tifosi allo stadio. Il pubblico e gli stadi colorati sono il vero spettacolo. Tornerà per forza, perché il calcio è gioia. 

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