Doni ha detto di non ricordarsi, a distanza di oltre quattro anni, di quella chat ma ha detto che quell'incontro non era stato combinato, scagionando, di fatto Colantuono. Un interrogatorio durato poco più di un'ora, con qualche momento di tensione, e in linea con quanto Doni aveva raccontato dopo il suo arresto quando aveva ammesso di sapere delle combine di Atalanta-Piacenza del 2011 ma di aver «aderito» «solo per la passione che mi legava alla mia squadra e la speranza di poterla portare all'obiettivo di quella stagione», ovvero la Serie A. «Io per l'Atalanta ho sempre giocato - aveva spiegato Doni al gip Guido Salvini e al procuratore di Martino - e non ho guadagnato nulla dai fatti che ho raccontato».
Non ci sarà, salvo colpi di scena, invece, l'interrogatorio dell' allenatore della nazionale Antonio Conte che aveva ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini con l'accusa di frode sportiva in relazione a fatti di quanto era tecnico del Siena. C'erano stati dei contatti tra i suoi legali, Francesco Arata e Leonardo Cammarata e la Procura in vista di un interrogatorio a fine mese ma, per evitare il clamore che avrebbe inevitabilmente causato l'incontro, Conte ha preferito la via di una memoriale per respingere tutte le accuse. Conte è accusato, stando all'avviso di chiusura delle indagini, di aver accettato «l'offerta o la promessa, e comunque» di aver compiuto «atti, anche fraudolenti, diretti ad ottenere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento dell'incontro di calcio Novara-Siena dell'1 maggio 2011, terminato 2-2, e comunque un risultato conforme alle scommesse effettuate». Al tecnico della nazionale è contestata anche la partita Albinoleffe-Siena del 29 maggio del 2011. «Tutto falso», mette nero su bianco il ct.
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