Daniele Verde, il mastino napoletano:
pupillo di Montella nato sotto il Vesuvio

Daniele Verde, il mastino napoletano: pupillo di Montella nato sotto il Vesuvio
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 9 Febbraio 2015, 05:53 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 11:02
dal nostro inviato

CAGLIARI Lo vedi, sembra Manuel Iturbe. Bassetto, non arriva al metro e settanta, tozzo come un torello, mancino classico, che con il destro ci scende, forse, dal letto la mattina quando si sveglia o ci cammina soltanto. Ha un po' di barba, sembra più grande di quello che è. Daniele Verde, invece, è del '96, compierà diciannove anni il prossimo giugno: guida, è maturo, ha lasciato pefino il pensionato di Trigoria e ha preso un appartamentino vicino al campo di allenamento del Bernardini. Resta, calcisticamente, un cucciolo. Un cucciolo di mastino, ovviamente napoletano. Proprio sotto il Vesuvio, infatti, nasce Daniele e quando aveva appena quattordici già attirava su di sé le attenzioni di grandi club italiani. Proprio in quel periodo, gli appare davanti San Gennaro Bruno Conti, che non ha fatto altro che raccogliere una segnalazione di un suo osservatore della Campania e lo è andato a visionare. Verde giocava nel Pigna Calcio. Da lì l'immediato provino con la Roma: preso. Battuta sul tempo la Juventus che, così narra la leggenda, addirittura licenziò il suo talent scout per non aver notato prima il piccolo giocoliere napoletano. Verde faceva il terzino, ma le sue attitudini avevano poco a che fare con la difesa e, un altro napoletano, Vincenzo Montella, gli ha cambiato il trend della carriera. Quando Vincenzino allenava i Giovanissimi della Roma prese Verde da una parte e gli disse: tu da oggi fai l'esterno. Nel 4-3-3, nel 4-2-3-1, fai l'esterno alto e basta. Da quel giorno ha cominciato anche a fare gol e assist. A Cagliari, ieri, nella sua prima da titolare con i grandi, ha mostrato solo una parte del repertorio: la palla-gol. Due, anzi. Una a Ljajic e una al suo compagno di gioventù, Leo Paredes, di due anni più grande. Due pennellate e tante corse, un gol mangiato, di destro e un tiraccio da fuori area, di sinistro, alto di non molto. Un pomeriggio ventilato, freddino, ma indimenticabile.



L'ESORDIO CON LA PAURA

Rudi Garcia, che per la prima volta lo ha inserito nella lista dei convocati per Parma-Roma, lo scorso 24 settembre, a Palermo, il 17 gennaio, lo ha addirittura fatto esordire in A. Al posto proprio di Iturbe. «Mi tremavano le gambe», la confessione di Daniele, quasi da Libro Cuore. Ma Garcia non ha il cuore tenero e quelle parole le ha prese malissimo. «A diciotto anni devi bruciare l'erba, non c'è tempo per avere paura». Sorridendo, ma il tecnico questo ha risposto al giovane intimorito. Da quella sera, quattro presenze con la Roma, una in Coppa Italia e a Cagliari la prima da titolare, giocandola tutta, appunto, da protagonista. «Emozionante», le sue parole a vittoria ottenuta. «Non so nemmeno cosa provo davvero, forse è stata la giornata più bella della mia vita. Sono contento per i tre punti», e ripensa a quando, nella passata estate, stava per essere svincolato perché giocava poco e male. Strane storie di calcio, stavolta a lieto fine per il ragazzo di Napoli.



«SOGNO CRISTIANO RONALDO»

I due assist non si dimenticano, i gol arriveranno. «Sono giocate che proviamo sempre. Certi uno-due vengono bene quando ci sono giocatori rapidi davanti, grazie a Dio è riuscito tutto a meraviglia. A chi mi ispiro? Cerco di prendere tanto da vari campioni. Volete un nome? Cristiano Ronaldo». Boom. Correzione in corsa, ma il nuovo riferimento è sempre ambizioso. «Francesco». Che sarebbe Totti. Boom ancora. Di sicuro, ora si è sciolto, Daniele. Le gambe non tremano più, nemmeno davanti alle telecamere. «A Palermo più teso, ma con la fiducia di Garcia e della squadra è andata bene, stavolta ci ho messo più personalità. Questa vittoria ci porta carica e fiducia. Abbiamo passato un momento difficile che stiamo superando tutti insieme. Non dobbiamo mollare lo scudetto: siamo una grande squadra e vogliamo avere la possibilità di guadagnare il titolo». Ad maiora.