Serie A, comunque vada a finire per gli ultras la stagione è finita

Serie A, comunque vada a finire per gli ultras la stagione è finita
di Piero Mei
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Mercoledì 6 Maggio 2020, 07:30
Dal post allo striscione: gli ultrà della Roma hanno lasciato la piazza social e sono passati, con la Fase2, a quella reale. In più punti della Capitale sono sbocciati, come in un flashmob, pensieri e parole relativi al calcio ai tempi del coronavirus. Questi gruppi di tifosi, identificati a spanne come ultrà, stirpe ultimamente oggetto di una qualche mutazione, hanno così fatto sapere di essere contrari alla ripartenza del campionato. Alcuni di questi striscioni: una scalinata intera che recita gradino per gradino “Il concetto è chiaro: per voi conta meno la salute del denaro. Finché l’emergenza non è finita, nessuna partita. Società e calciatori donate soldi e tamponi a famiglie e dottori”; uno è più stringato e filosofico: “chi muore, chi soffre e… chi lucra. Stop al campionato”. Un terzo sembra scritto nei Paesi Baschi dove sono state le due squadre di casa, l’Athletic Bilbao e la Real Sociedad, finaliste di Coppa del Re, ad annunciare che non giocheranno per il trofeo finché non avranno il proprio pubblico in tribuna “sugli spalti senza la mia gente, che non riparta niente”.

Ce n’erano anche altri in giro per Roma, e forse testimoniavano un pensiero che non è soltanto tinto di giallorosso. Gli ultrà, o comunque gruppi di tifosi più o meno organizzati, hanno partecipato attivamente alle azioni di solidarietà che varie squadre hanno messo in campo contro il coronavirus, proponendosi come volontari per la consegna di cibo e altri generi di sopravvivenza ai “correligionari” più anziani o in difficoltà: «Vorremmo aiutarvi. Possiamo?» avevano scritto in una specie di tregua istituzionale i ragazzi della Sud alla Roma contestata assai, e l’unità d’intenti si era raggiunta.

Ci sono svariati pensieri dietro e dentro questi striscioni, buoni e cattivi pensieri: che calcio sarebbe mai quello che ci farebbe vedere i calciatori come pesci rossi in un acquario a favore di telecamera? Che ne sarebbero mai, chissà per quanto tempo, le nostre domeniche di ultrà privati di congiunti e amicizie stabili oltre che del posto in curva, gomito a gomito? Che fine farà mai quel potere, per quanto ridotto nel tempo, di condizionamento delle politiche societarie e quel po’ di guadagno che si faceva trafficando in gadget e biglietti? E poi, questo sì tinto di giallorosso, che sarebbe mai della vita da ultrà se il campionato riprendesse e la Lazio vincesse lo scudetto? E chissà che questo “spavento” non suggerisca più della domenica che lascia fuori dalle porte, del potere che si perde e così via con la “mentalità ultrà”. A proposito della quale uno degli striscioni recitava: “Questa è la nostra mentalità, il gioco finisce qua”.
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