Figc, Gravina: «Terminiamo quello che abbiamo iniziato, basta litigi adesso bisogna essere uniti»

Figc, Gravina: «Terminiamo quello che abbiamo iniziato, basta litigi adesso bisogna essere uniti»
di Emiliano Bernardini
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Sabato 14 Marzo 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 14:15

Presidente Gravina nei giorni scorsi è stata presa una decisione inevitabile ma al tempo stesso epocale: bloccare il campionato. Come ha vissuto in quelle ore?
«Nessuno si sarebbe mai aspettato di dover affrontare un’emergenza così. Sono state ore convulse, ho sempre lavorato di concerto con le istituzioni, rappresentando ai club e al Consiglio Federale quelle che erano le istanze del Governo. Non è stato facile». 

Una scelta lungimirante e che ora stanno seguendo in tanti in Europa
«Nella riunione convocata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò lunedì scorso con le altre Federazioni, sono stato tra i primi a prendere la parola proponendo lo stop in piena condivisione con il Governo italiano e preannunciando che il Consiglio straordinario già fissato per il giorno dopo avrebbe preso quella decisione». 

A molti non è piaciuto il modo in cui si è tentennato e si è ritardata la sospensione. Soprattutto la brutta pagina legata a Juve-Inter e lo scambio di accuse tra Lega e il ministro Spadafora. Perché nessuno voleva assumersi la responsabilità?
«La Figc si è assunta l’onere di far convergere tutti verso l’unica soluzione credibile. La prova di maturità e responsabilità del calcio italiano è sotto gli occhi di tutti». 

Ci sono stati momenti di scontro con l’Aic? 
«Non parlerei di scontro, ognuno ha il diritto di rappresentare le proprie istanze ed i propri interessi. Di sicuro avrei preferito che queste valutazioni fossero state fatte all’interno della Figc e poi annunciate a mezzo stampa. Prima che di forma, è una questione di sostanza, perché insieme abbiamo dimostrato di saper trovare risposte valide». 

La Uefa sta compiendo molti errori e solo ieri ha deciso di sospendere le coppe. Ma ancora tentenna sul resto: ha deciso di non decidere? Anche l’OMS si è schierato contro la scelta del presidente Ceferin.
«La reale percezione di quello che sta accadendo ha faticato a varcare i confini del nostro Paese. Questa emergenza deve essere affrontata a livello europeo, non solo nel calcio. In ballo ci sono interessi enormi, ma la salute delle persone viene prima di tutto». 

Quando si faranno gli europei? Rinviarli di un anno è la scelta giusta?
«Aspettiamo la riunione di martedì e la proposta del Presidente Ceferin, abbiamo sostenuto per primi che il calendario internazionale dovesse subire una rivisitazione. Tenuto conto del livello avanzato delle competizioni di club, bisogna prima facilitare la conclusione dei campionati e delle coppe».

Si rischia un altro scontro Uefa e Fifa per le date?
«È interesse di tutti trovare una soluzione condivisa. Non penso e non credo sia il momento di dividersi, al contrario, è il momento di stare uniti». 

Come pensate di risollevare il calcio dopo questo stop?
«Dobbiamo entrare nell’ottica che il calcio rappresenta sia uno straordinario fattore sociale, che raduna milioni di persone tra praticanti e appassionati, sia un comparto industriale strategico per il Paese, dando lavoro a migliaia di persone e versando nelle casse dello Stato oltre un miliardo tra tasse e contributi. Per questo ringrazio il Ministro Spadafora che si è dimostrato sensibile verso una forma di sostentamento concreta». 
In tanti, anche senza titolo, si sono inseriti in questa discussione senza peraltro portare soluzioni.
«Mi aspettavo una maggior responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti. Il calcio dà visibilità a molti ed è per questo che tutti cercano di far sentire la propria voce».

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Il calcio professionistico è un mondo dove la maggior parte dei Presidenti mette soldi di tasca propria per poter far andar avanti questa macchina, come pensate di assisterli?
«Risolta l’emergenza sanitaria, speriamo in tempi brevi, è giusto che ci si concentri sul trovare tutte le forme possibili per ripartire, non solo col calcio professionistico ma anche dilettantistico e giovanile. Senza le Società in Italia non c’è attività sportiva. Ci aspettiamo provvedimenti idonei perché il nostro è un settore fondamentale». 

Senza campionato il rischio è che le tv possano non pagare o ritardare il pagamento della quota restante
«Il contratto con i broadcaster è pertinenza della Lega di Serie A, di certo se non dovessero ottemperare sarebbe un danno per tutto il calcio italiano». 

Voi come federazione vi state adoperando anche per la solidarietà
«Abbiamo aderito alla campagna di sensibilizzazione promossa dal Ministro per lo Sport e adesso stiamo per lanciare una nostra iniziativa, con la collaborazione delle Azzurre e degli Azzurri, che ha come duplice obiettivo promuovere comportamenti responsabili e sostenere economicamente, anche con un contributo diretto della Federcalcio, le strutture ospedaliere in prima linea nell’emergenza Coronavirus». 

State lavorando per dare un vincitore nell’ipotesi peggiore che non si riesca a finire il campionato?
«Nel Consiglio Federale di martedì abbiamo già iniziato a ragionare su tutti gli scenari possibili. Il nostro primo obiettivo, compatibilmente con la situazione generale del Paese, è concludere il campionato secondo programma, altrimenti ho avanzato tre scenari su cui discutere nell’immediato futuro. È bene chiarire una cosa: ho chiesto alle Leghe di discuterne al loro interno, ma è la Figc, esercitando le prerogative riconosciutele dallo Statuto, che prenderà una decisione definitiva». 

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La soluzione playoff sembra quella più gradita. Quante squadre verranno coinvolte? Ci spiega come l’ha pensata?
«La proposta dei play off e dei play out è una mia vecchia idea che potrebbe tornare utile in questa particolare situazione, qualora avessimo poche date a disposizione. Il numero delle squadre partecipanti dipende dalla formula, più o meno lunga, che si vuole adottare. Di sicuro sarebbe un evento ricco di interesse per tutti, un finale elettrizzante per una stagione che rischia di essere mortificata da una fine anticipata». 

E’ un format che potrebbe essere inserito in pianta stabile nel campionato di serie A?
«E’ inopportuno parlarne adesso. Di sicuro, se mai si dovesse verificare, potrebbe essere un buon test per valutarne il gradimento tra i club, i tifosi e tutti gli stakeholders». 

Quale messaggio vorrebbe lanciare ai tesserati e ai tifosi?
«In questa situazione di emergenza, come in una partita di calcio, rispettiamo le regole del gioco! Torneremo presto a gioire per un gol, tutti insieme!». 
 

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