Coronavirus, è pandemia: il calcio si deve arrendere

Coronavirus, è pandemia: il calcio si deve arrendere
di Romolo Buffoni
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Mercoledì 11 Marzo 2020, 19:29 - Ultimo aggiornamento: 20:28

E' il momento di chiudersi in difesa, serrare le linee, impedire al nemico invisibile di infilarsi fra le maglie della nostra retroguardia e farci gol. Il calcio europeo, dopo quello asiatico, non ha altra scelta. La dichiarazione di pandemia fatta dall'Ordine Mondiale della Sanità non permette di sfidare oltre la sorte e, per una volta, la più brutta, tutti dovranno prendere esempio dall'Italia e dalle sue misure messe in campo per cercare di contenere il Sars-Cov-2, ovvero il virus che scatena la malattia denominata Covid-19 ormai alle cronache come Coronavirus.

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Volendo, per un attimo solo, giocarci ancora, sembrano sigle di calciatori, colleghi e rivali di CR7 o di Messi10 ma non è più possibile prenderla con ironia. La minaccia è reale e globale e questo morbo che somiglia a un pallone con gli aculei, ha bucato il pallone vero. Non si può giocare. Anzi, non ci si può nemmeno allenare. In Cina fermare il campionato è stato se non il primo, il secondo provvedimento preso dalle autorità. La Svizzera dopo aver solo annusato in lontananza puzza di bruciato ha fatto altrettanto coi suoi tornei, mandando i gendarmi a fermare il match di coppa tra Basilea ed Eintracht Francoforte... In Italia ci siamo dovuti arrendere dopo molti contagiati, troppi morti e la prospettiva di veder collassare il sistema sanitario nazionale, massacrato da anni di tagli e di spending review. Ora toccherà alla Spagna, alla Francia, alla Germania, all'Inghilterra e al resto della Gran Bretagna prendere atto che non si può più giocare.
 



Poi, magari solo fra qualche ora, capitolerà anche la Uefa che si sta distinguendo per l'assoluta incapacità di decidere. Chi l'avrebbe mai detto vedendo Aleksander Ceferin, fisico e sguardo da 007? Ma il carattere del dirigente sloveno sembra quello di un burocrate da apparato anni 70. Da giorni la nostra Figc gli sta dicendo che così non si poteva andare avanti, ieri glielo hanno ribadito i sindacati calciatori italiano e spagnolo. Cominciano ad arrivare notizie casi di positività di giocatori di primo piano come Hubers dell'Hannover in Germania e arrivano le prese di posizione pesanti come quella del presidente del Getafe, che aveva tuonato: «Ci diano pure partita persa, ma noi a Milano non andremo a giocare». Il blocco dei voli da e verso la Spagna poi aveva fatto il resto: rinviate Siviglia-Roma e Inter-Getafe. Il resto dell'Europa League? Chissà, la Uefa tace. Anche la Champions per ora sembra poter andare avanti, ma sembra assurdo ci si possa riuscire. Recuperare le gare quando e soprattutto dove?

A Nyon vogliono salvare il salvabile che, tradotto, si chiamano contratti pubblicitari e diritti tv. Probabilmente un conto è decidere di fermarsi, un altro è farselo imporre. Questione di penali, insomma. Un po' ciò che è accaduto per la gente normale che si è vista annullare pacchetti turistici: avesse rinunciato ci avrebbe rimesso soldi, così ha diritto al rimborso. Sarà così anche con Euro 2020 ormai quanto meno a rischio slittamento. Dei grandi eventi di questo 2020 da incubo forse si salveranno solo le Olimpiadi di Tokyo (24 luglio 9 agosto) e le successive Paralimpiadi. Farebbe bene la federcalcio europea ad allinearsi subito con il resto della difesa, evitando l'ennesima figuraccia di farsi imporre le decisioni dai governi o dall'Oms.

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