Coronavirus, la complicata ripartenza del calcio in Europa: il Barcellona frena, in Francia no dei sindacati

Coronavirus, la complicata ripartenza del calcio in Europa: il Barcellona frena, in Francia no dei sindacati
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Lunedì 20 Aprile 2020, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 20:10

Non solo in Italia, ma anche in Europa l'esigenza del calcio di ripartire a tutti i costi continua a dividere tra pro, contro e scettici. Se in Francia il sindacato calciatori è sul piede di guerra per lasciare a casa definitivamente anche il pallone, in Spagna dove, come in Italia, si vorrebbe riaccendere la macchina con gli allenamenti a partire dal 4 maggio, i catalani del Barcellona, come successo spesso anche in politica, prendono le distanze dal potere centrale esprimendo tutto il loro scetticismo sui tempi e le modalità per tornare in campo. Chi invece non ha nessun dubbio sul fatto che, coronavirus o no, la stagione calcistica va chiusa è la Germania con la Bundesliga che si allena già e e il 23 aprile, quando è prevista l'assemblea generale tra federazioni e leghe, dovrebbe esserci l'ufficialità del via nel fine settimana dell'8 maggio, o quello successivo, ovviamente, a porte chiuse. Nella Premier inglese, invece, tra le ipotesi per scongiurare il congelamento del campionato c'è quella di terminare il torneo a giugno e luglio: gare a porte chiuse e trasmesse in tv, al ritmo di 4 al giorno. Per far spostare giocatori e staff il meno possibile, c'è l'ipotesi di far giocare tutti gli incontri (o buona parte) addirittura a Wembley.

In Spagna si va verso la ripresa degli allenamenti il 4 maggio: è stato predisposto un piano in diversi punti con controlli medici, lavori in gruppi ristretti, ritiri chiusi che ha provovato, però, forti perplessità da parte del Barcellona, capolista del campionato. Un piano che i medici dei club discuteranno oggi, e domani sarà analizzato da tecnici e capitani in una riunione. Quattro le fasi: controlli medici, allenamenti individuali, allenamenti a gruppi di non più di otto giocatori, allenamenti collettivi. Costanti i tamponi, ritiri chiusi di 15 giorni nei centri sportivi o in alberghi, docce a casa per tutta la prima fase. Il protocollo è già in mano ai club della Liga, e il Barcellona non ha nascosto tutti i suoi dubbi: troppa fretta di tornare a giocare, a discapito degli allenamenti con conseguenti rischi di infortuni, e poi polemiche per l'alto numero di tamponi ai giocatori che passerebbero per privilegiati. Il tecnico Setien e il capitano Busquets hanno già messo per iscritto le loro obiezioni, e secondo El Mundo sono pronti a far opposizione nella riunione prevista domani, tra capitani, tecnici e Liga. Il Real, invece, sembra pronto al sì: anzi, secondo i media spagnoli penserebbe di giocare la partite interne allo stadio Di Stefano, dentro il suo centro sportivo, invece che al Bernabeu.

Netta la posizione dei sindacati dei calciatori in Francia secondo cui «l'emergenza economica non deve avere la precedenza sull'imperativo della salute pubblica. Rinunciamo a una ripresa del campionato che, in queste condizioni, sarebbe affrettata e pericolosa». A lanciare l'appello per rimandare tutto alla prossima stagione è in particolare Sylvain Kastendeuch, co-presidente dell'Unione dei calciatori professionisti francesi (UNFP). «Per consentire ai nostri talenti di continuare a brillare, mi sembra più ragionevole, più giusto e più virtuoso fare, oggi, la scelta della ragione, in modo che domani possiamo fare di nuovo quella del cuore». Kastendeuch teme che le condizioni di salute e sicurezza fisica per proteggere i giocatori non siano soddisfatte, mentre la Lega francese (LFP) spera di completare entro la fine di luglio la stagione 2019-2020 di Ligue 1 e Ligue 2. In gioco anche per i francesi c'è la sopravvivenza economica dei club professionistici, privati di parte delle entrate derivanti dai diritti televisivi, attualmente sospesa dalle emittenti televisive. Ancora quindi tanti dubbi anche in Europa sui quali la settimana che comincia dovrà dare una risposta definitiva.

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