L'Atalanta torna a Bergamo: festa silenziosa all'insegna dello #stiamoacasa

L'Atalanta torna a Bergamo: festa silenziosa all'insegna dello #stiamoacasa
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Mercoledì 11 Marzo 2020, 19:53
Sobrietà e #stiamoacasa. Niente caroselli o cortei a Bergamo, al Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia e all'aeroporto di Orio, per un'Atalanta che ha pagato e voluto rinunciare ai bagni di folla di cui è abituata. Qui si sta chiudendo tutto, nella prima provincia d'Italia per contagi da Coronavirus, 11 dicembre mercoledì mattina all'ospedale Papa Giovanni XXIII, oggetto di donazioni anche del pubblico rimasto a casa. L'appello della società ai suoi tifosi, per l'approssimazione ai quarti di finale della Champions League dopo la vittoria di Valencia a porte chiuse, non è rimasto inascoltato. Una festa silenziosa: pacche e colpi di gomito tra i giocatori, schierati per la foto del gruppo con la maglietta «Bergamo è per te # mòla mìa» («Non mollare») per celebrare il 4-3 sul campo. Un comportamento elogiato anche dal patron Antonio Percassi: «Orgoglioso dei nostri tifosi: ieri sera esempio di correttezza nel seguire le regole nonostante la volontà di accogliere la squadra come meritato, ma non si è fatto», le parole del presidente sul sito. «Ho sofferto, ma alla fine è stata una gioia immensa. Davanti alla tv, ieri sera, eravamo in tantissimi: la squadra, l'allenatore, lo staff, i dirigenti erano tutti coscienti della grande responsabilità che garantivano. E sono stati tutti eccezionali », ha proseguito Percassi. «Hanno regalato due ore di spettacolo e gioia a Bergamo e tutta l ' Italia in un momento estremamente difficile e delicato a causa di un virus maledetto che sta stravolgendo le nostre vite ». Una vittoria dedicata non solo alla città ma anche «a tutti i medici e agli infermieri che stanno incessantemente prestando la loro opera, a tutti coloro che stanno soffrendo a causa di questo virus», ha concluso il patron nerazzurro. «Festeggeremo insieme a giugno», la promessa invece del tecnico Gian Piero Gasperini. I social network sono un collage di immagini di parcheggi in famiglia, sul divano, rimarcando la distanza di sicurezza tra le persone. Uniche concessioni alla goliardia, il video in loop del valenciano Alessandro Florenzi che si sottrae all'abbraccio di Mattia Caldara e quello del bacio del Papu Gomez a Josip Ilicic nel postpartita. Proprio il numero 72 è l'eroe più osannato, il più citato, il più linkato. Perché ha fatto cinquina, col poker personale del martedì sera al «Mestalla» e la magia nel 4-1 del 19 febbraio a San Siro, e dire che nella regina delle coppe non aveva mai segnato. Perché sono suoi 21 degli 87 gol stagionali dei nerazzurri. E perché il nazionale sloveno di sangue croato, 32 anni il 29 gennaio, nato in Bosnia e profugo di guerra, è il simbolo di una Dea che si sente sempre meno una sorella povera delle big. Non mancano i meme sul dirigente della Fiorentina Daniele Pradè, che nell'estate 2017 cedette per 6 milioni il fuoriclasse, per poi prendere Patrick Cutrone dal Milan per una ventina nell'ultimo gennaio. Il Gasp contro i Pipistrelli ha ammesso che, pur essendo bisognoso di cambio, un Josip sono state allentate le briglie per consentirgli di scrivere la storica quaterna. Non ci si ferma mai, ma con prudenza: mercoledì scarico mattutino, da giovedì a sabato tre sessioni pomeridiane a Zingonia con libera scelta se pernottare in sede o rincasare. Alla vigilia e al ritorno la squadra ha dormito a due passi dal campo principale. Fino al 3 aprile non si gioca: il sogno continua a porte chiuse, non si sa se e quando si riaprire.
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