Partite a luglio e stop agli stipendi: il calcio si unisce

Partite a luglio e stop agli stipendi: il calcio si unisce
di Emiliano Bernardini e Salvatore Riggio
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Sabato 21 Marzo 2020, 07:30
Si ha la consapevolezza che anche il calcio adesso stia prendendo coscienza dell’emergenza coronavirus con i tragici numeri - destinati a salire - di vittime e contagi ed è inutile parlare di ripresa di allenamenti o campionato. Questo è il pensiero ribadito all’inizio della conference call da Paolo Dal Pino, presidente della Lega serie A. In linea teorica, da lunedì i club che spingevano per le sedute individuali (Lazio, Napoli e Cagliari) avrebbero potuto chiedere ai loro calciatori di andare in campo con la responsabilità del medico sociale. Ma molto probabilmente le società erano già a conoscenza delle misure restrittive da parte del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora (stop alle attività all’aperto). «È insensato e pericoloso allenarsi a mesi dalla ripresa dei campionati», ha ribadito Damiano Tommasi, numero uno dell’Aic. Inoltre, tra le società continua ad aleggiare una certa sfiducia reciproca. Sono in tanti a non aver gradito la partenza dall’Italia di Higuain, Khedira e Pjanic che erano in quarantena per le positività di Rugani e Matuidi. Soprattutto perché ci sono squadre in quarantena per contatti indiretti, che devono gestire il malumore dei propri tesserati, desiderosi di tornare nel proprio paese d’origine. 

OSTACOLO UEFA 
Per quanto riguarda la ripresa della stagione, l’unica ipotesi ventilata è stata quella, nel caso, di dare priorità al campionato, con un calendario ipotetico che può sforare fino a luglio. Ma sono tutti d’accordo nell’aspettare segnali più precisi dal governo. «Playoff e playout sono una idea, non ci sono termini stabiliti. È un’idea marginale rispetto a quella della definizione del campionato. Se si può giocare con playoff e playout vuol dire che qualche partita di campionato si può giocare. Stiamo lavorando», ha detto Gabriele Gravina, presidente della Figc. Da parte sua l’Uefa su questo argomento non è in linea con la Lega serie A (martedì ci sarà un contatto tra le parti): da Nyon vorrebbero mandare in vacanza per un anno il fair play finanziario, ma in cambio punterebbe a dare centralità alle coppe europee. 

ARGOMENTO CALDO
Questo è l’argomento più caldo. I contatti con l’Aic sono continui. È stato ipotizzato di sospendere gli stipendi dei calciatori di marzo (ma in realtà c’è tempo fino a maggio per pagare). Mensilità che verrebbe saldata più avanti magari in maniera dilazionata. «Davanti a un danno l’Aic farà la sua parte», è il pensiero dominante del sindacato dei calciatori. Il sistema economico è quello che regge tutto il sistema. Presto molte società potrebbero avere problemi di liquidità. Si stima un danno (sponsor, diritti tv, biglietti) che oscilla dai 250 ai 670 milioni di euro (in caso di blocco totale): al momento, mancano gli introiti dell’ultimo terzo di stagione. Il ragionamento segue due filoni: provvedimenti urgenti e interventi più strutturali. Si sta studiando un pacchetto di iniziative per la deducibilità dei costi sostenuti dal club, come ad esempio quelli per le prestazioni di intermediazione, il pagamento differito delle imposte e la defiscalizzazione sui bonus. Si pensa anche ai tifosi: voucher per risarcire gli abbonati. Si cerca di reagire davanti a questa drammatica emergenza nazionale: «Il calcio viene in secondo piano. Mi fa molto effetto vedere quello che sta accadendo, le persone che vengono a mancare ai propri cari, spero si risolva al più presto, è tutto terribile. Dispiace che non si possa giocare, ma oggi la cosa più importante è risolvere questa situazione», ha detto il ct Roberto Mancini. Se lo augurano tutti. 
 
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