Giappone a picco, gli Emirati lo eliminano dalla Coppa d’Asia: Honda e Nagatomo tornano a Milano

Giappone a picco, gli Emirati lo eliminano dalla Coppa d’Asia: Honda e Nagatomo tornano a Milano
di Benedetto Saccà
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Venerdì 23 Gennaio 2015, 16:31 - Ultimo aggiornamento: 18:03
Mahdi Ali Hassan Redha è un nome che a noi europei non dice nulla. Forse dirà poco a tanti. Di certo dice molto agli Emirati Arabi Uniti. Perché Mahdi Ali è il tecnico della nazionale degli Emirati, la sorpresa di questo avvio del 2015, la squadra capace di battere ed eliminare oggi il Giappone dalla coppa d’Asia. Sì, proprio il Giappone campione in carica, trascinato al titolo quattro anni fa dalla bravura di Alberto Zaccheroni. Saranno felici, se non altro, Roberto Mancini e Filippo Inzaghi, che potranno avere di nuovo a disposizione Yuto Nagatomo e Keisuke Honda.



L’andare dei nipponici si è dunque fermato intorno all’ora del pranzo (italiano): a Sydney, per capirsi, era già domani. Stadium Australia, 19.094 spettatori, sfida «secca» dei quarti di finale della coppa, opposti il Giappone e gli Emirati Arabi Uniti, arbitro l’internazionale quasi 37enne Alireza Faghani. Iraniano di Kashmar. Con la supponenza dei presuntuosetti e guidato dal ct messicano Javier Aguirre, il Giappone ha pensato di risolvere la faccenda in un paio di minuti. Ne era evidentemente tanto convinto che dev’essergli sembrato opportuno scendere in campo ancora addormentato. Tempo 7 minuti, ed ecco il gol degli Emirati. L’ha firmato col destro un certo Ali Mabkhout da Abu Dhabi. Si chiamerebbe Ali Ahmed Mabkhout Mohsen Omaran Alhajeri, per la verità. Ma è impronunciabile: e allora vada per Ali Mabkhout.



A otto giri di lancette dal fischio finale, il Giappone ha deciso che poteva bastare così: e ha provato a evitare di rotolare nel ridicolo, pareggiando il conto grazie a Gaku Shibasaki, libero di caricare il destro. Supplementari: nulla. Rigori, dunque. Il milanista Honda ha aperto la serie sbagliando alla grande, imitato in coda alla sequenza da Kagawa del Borussia Dortmund. Gli Emirati hanno fallito solo un tiro e, soprattutto, ne hanno indovinati cinque. È il trionfo. Omar Abdulrahman, Ali Mabkhout, Majed Hassan, Habib Fardan e Ahmed Ismail, eccoli i nomi degli eroi emiratini, rigoristi freddi e impeccabili.



Insomma, altro che sol levante, si potrebbe dire: qui è notte fonda. Bisogna registrare, del resto, che la crisi del Giappone ha origini e ragioni lontane e profonde. Già il Mondiale del 2014 si era consumato fra gli incendi di un fallimento completo, visto che la squadra ancora allenata da Zaccheroni aveva sbandato subito fuori dal girone, concludendo ultima con un punto appena, dietro alla Colombia e alle non irresistibili Grecia e Costa d’Avorio. Ad Aguirre è stata consegnata un’ossatura ben avviata lungo la curva della flessione ma di certo ricca di qualità. Ora vedremo se il messicano conserverà la panchina: di sicuro dovrà lavorare nell’orizzonte della tattica e della motivazione.



Quanto al collega Mahdi Ali, impressiona che sia riuscito ad allestire una squadra attingendo soltanto dal campionato degli Emirati. Martedì affronterà l’Australia, padrona di casa, nella semifinale di Newcastle. Poi duellerà con la Corea del Sud o con l’Iran. Finalina o finalissima saranno solo i due nomi di un sogno unico.