A prescindere dai possibili paralleli con la finale di dodici anni fa, le due squadre si avvicinano alla semifinale di Belo Horizonte (2.30 italiane) con stati d’animo differenti. Il Brasile ha molta più pressione: è padrone di casa, è favorito e - sorvolando sulle ultime vittorie in Confederations Cup (2009 e 2013) - non vince un titolo significativo proprio dalla Copa del 2007. L’Argentina, invece, potrebbe dirsi più leggera, perché quel mix di pretensione e rassegnazione, che ormai caratterizza l’atteggiamento dei tifosi, non vive una delle sue fasi più acute. La squadra di Scaloni è partita male - una sconfitta con la Colombia e un pareggio con il Paraguay - ma si è ripresa con Qatar e Venezuela, dimostrando di meritare quantomeno la semifinale. Su Messi, finora solo un gol su rigore e zero assist, c’è una pressione gestibile. Finalmente, l’ambiente sembra aver percepito che è lui la chiave di una transizione necessaria per tutto il movimento.
Secondo la stampa argentina, Scaloni potrebbe ripetere l’undici schierato a Rio contro la Vinotinto. Messi, Agüero e Lautaro Martínez sono una certezza. Il centrocampo dovrebbe essere affidato a De Paul, Paredes e Acuña, mentre in difesa Foyth, Pezzella, Otamendi e Tagliafico dovranno proteggere Armani, che in questi primi match si è comunque difeso alla grande. Nel Brasile, invece, torna Casemiro che si riprende il posto occupato da Allan ai quarti. Uno dei pochi dubbi riguarda la condizione di Filipe Luis, sostituito dallo juventino Alex Sandro nel match contro il Paraguay. In avanti, confermata la linea Gabriel Jesús, Coutinho ed Everton a sostegno di Firmino.
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